Investire nel mattone non ha lo stesso significato in tutte le regioni di Italia e non ha senso in Calabria: è l’impietosa verità che emerge dalle classifiche sugli immobili italiani elaborata dall’Agenzia delle Entrate, la quale consente di verificare che con quello che si ottiene vendendo un appartamento di 100 metri quadrati a Catanzaro o Cosenza si può acquistare al massimo solo un bel garage con servizi e serranda in una città come Trento. Il valore medio di mercato di un immobile in Calabria, infatti, secondo l’Osservatorio del mercato immobiliare è pari a 115.512 euro. In Trentino Alto Adige, invece, è di 327 mila euro, cioè il 187% in più. Il confronto con le metropoli del Nord è improponibile, per cui le quotazioni immobiliari calabresi si paragonano a città intorno ai 100 mila abitanti come Trento, appunto, La Spezia o Savona, in Liguria, dove il valore medio degli immobili è di 300mila euro. Si passa inoltre a differenze ancora più abissali se si prendono in considerazione le seconde case: ad esempio, un appartamento sul mare a Scalea o a Siderno è valutato 70mila euro; invece sulle Dolomiti esso costa 230mila euro e la media nazionale è di 140mila euro, un valore doppio rispetto a quello delle località calabresi.

La crisi del mercato immobiliare

I dati dell’Agenzia delle Entrate mettono in evidenza la crisi del mercato immobiliare calabrese letteralmente crollato tra il 2007, quando le compravendite di immobili furono 20.037, e il 2015, anno nel quale sono state concluse 10.137 compravendite. In modo particolare è stata Crotone la città in cui la crisi ha colpito più duramente, poiché in questo lasso di tempo si è registrata una flessione del 60% delle compravendite; la migliore delle città calabresi (si fa per dire, ovviamente), è stata Reggio Calabria con una flessione del 30% delle compravendite immobiliari. La crisi tombale del mattone calabrese viene evidenziata da altri due dati relativi al periodo di tempo compreso tra il 2008 e il 2014: secondo Ance Calabria, l’associazione di Confindustria che riunisce i costruttori, in questi anni sono scomparse 2500 imprese edili e il numero dei permessi per costruire è passato da 9.033 nel 2007 a 1.173 nel 2014. Inoltre, anche i mutui concessi sono diminuiti dell’89% nello stesso periodo di tempo. Questi numeri e queste analisi imporrebbero politiche eccezionali per favorire il ritorno della regione Calabria ai livelli pre-crisi e uno sviluppo economico tale da fermare il fenomeno dell’emigrazione di massa che sta desertificando il territorio.

 

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