E’ consuetudine sostenere a pieno titolo che il senso di civiltà di una comunità è direttamente proporzionale al trattamento che la stessa riserva a bambini ed animali, le categorie più “deboli” e, per questo, maggiormente degne di essere tutelate. Lo sanno bene i civilissimi statunitensi che, all’indomani della messa in onda del controverso “Leaving Neverland” – il documentario che inchioderebbe l’oramai defunto re del pop Michael Jackson alle sue responsabilità nei confronti dei minori – sono stati investiti da un’ondata di sdegno e stupore per le dichiarazioni più che discutibili di un’altra icona della musica internazionale: Barbra Streisand.
L’artista, premettendo di credere ciecamente alle dichiarazioni di James Safechuck e Wade Robson – che hanno accusato il cantante di molestie perpetrate nel tristemente celebre Neverland Ranch -, ha però sottolineato come tutto sommato i due accusatori siano sopravvissuti alle presunte “attenzioni speciali” di Jacko, poiché entrambi sono riusciti a metter su famiglia. “I bambini erano entusiasti di essere lì – chiosa la cantante, che punta il dito contro i genitori dei ragazzi – incolpo, immagino, i genitori che hanno permesso loro di dormire con lui. Michael era una persona molto dolce, molto infantile. I suoi bisogni sessuali erano solo suoi, provenienti da qualunque infanzia avesse avuto o qualunque DNA avesse”.
Le scuse e le rettifiche di rito della Barbrella internazionale a nulla sono servite: la frittata oramai era fatta. Tale episodio permette a tutti noi, però, di dilungarci su una riflessione più ampia, specialmente alla luce di alcuni episodi verificatisi nel nostro Bel Paese. Perché l’Italia non è nella condizione di impartire lezioni di civiltà agli altri Stati, ammettiamolo: la dimostrazione di tale tesi è il fatto di cronaca gravissimo avvenuto a Prato, dove una 31enne è attualmente sottoposta a fermo domiciliare con la pesante e comprovata accusa di aver molestato un minorenne. L’infermiera continua a definire la sua relazione con lo sfortunato 14enne “una vera e propria storia d’amore”, dalla quale è stato concepito anche un bambino, seconda vittima dell’ossessione maniacale di sua madre per un ragazzino che potrebbe tranquillamente essere suo figlio. “Va a finire che mi ammazzo” tuonava la donna su Facebook, appena appreso che il giovane aveva intrapreso una relazione con una sua coetanea. Dai messaggi scambiati tra i due, emerge un quadro di squallore e di ricatti neanche troppo sottili, ai quali pare prendesse parte anche il marito dell’orco in rosa, accusato di alterazione di stato civile perché consapevole di non essere il padre della povera creatura di pochi mesi.
Oltre al danno della violenza anche la beffa per un ragazzino la cui unica colpa, forse, potrebbe essere stata quella di aver agito con leggerezza; ma in fondo, quale persona sana di mente potrebbe mai accusare una vittima di violenza? Perché è di questo che si tratta, di uno stupro di minore e non sarà certo la nascita di un bambino a rendere più “dolce” un’esperienza così traumatica.
Il medesimo trauma, seppur scatenato da diverse cause, è stato vissuto da quel gruppo di bambini coraggiosi presi in ostaggio da tale Ousseynou Sy, che ha dato fuoco ad un bus a Crema con a bordo 51 giovani studenti, salvi solo grazie ad un telefonino sfuggito al controllo del terrorista. Ragazzini coraggiosi in egual modo, ma che sono diventati loro malgrado protagonisti di una strumentalizzazione, neanche a farlo apposta, politica. Nelle ore successive al mancato attentato, infatti, due sono i “personaggi” che si sono distinti per il loro sangue freddo, entrambi provenienti da famiglie non italiane in attesa di ottenere la tanto agognata cittadinanza. Tra i due giovanissimi eroi è emerso Ramy, 13enne che ha effettuato le prime chiamate al 112 e che ha permesso così di mettere in moto velocemente la macchina dei soccorsi, evitando il peggio. “Mio figlio ha fatto il suo dovere, sarebbe bello se ora ottenesse la cittadinanza italiana” ha sentenziato con orgoglio il padre di Ramy, una figura piuttosto “ambigua” alla luce del video-verità che avrebbe rilasciato al portale Dagospia. L’uomo, dalla fedina penale non proprio illibata, avrebbe accusato la stampa di strumentalizzazioni nei confronti suoi e del figlio per rilanciare la propaganda sullo ius soli; quasi contemporaneamente hanno fatto sentire la propria voce anche i genitori di Adam, il secondo bimbo non italiano accantonato da mass media ed opinionisti, ma ugualmente protagonista di atti di eroismo in quel di Crema. “Comunque i bambini sono tutti eroi, sono tutti stati bravi. C’è stata anche una bella collaborazione” ha spiegato la mamma del ragazzino di origini marocchine, che ha preteso legittimamente di tenere in considerazione anche il desiderio del proprio figlio di poter essere finalmente dichiarato italiano.
Desiderio che ha preso forma per entrambi i ragazzi, divenuti in breve tempo eroi delle masse e fenomeni televisivi, come i protagonisti dei cartoni animati che avranno magari adorato in televisione. Poco o niente, però, è trapelato in merito ad altri due piccoli coraggiosi bambini che hanno rischiato ugualmente la propria vita per salvare i propri compagni di classe. “Un mio compagno, Ramy, aveva nascosto il cellulare, ha fatto le prime chiamate al 112, ad un certo punto gli è caduto per terra, senza farmi vedere sono andato a raccoglierlo e l’ho passato ad Adam, dietro di me”, ha raccontato al Corriere Riccardo, uno dei 51 alunni presenti sul bus maledetto, del quale non sono state pubblicate fotografie sui giornali né programmate ospitate televisive da Fazio o Costanzo. Discorso analogo vale per Niccolò, che ai microfoni di Sky Tg24 ha raccontato: “Mi sono offerto come ostaggio perché era una situazione in cui i miei compagni erano abbastanza terrorizzati (…) Gli altri erano impauriti e io pensavo di fare la cosa giusta“.
E’ interessante vedere come la cosa giusta, invece, non sia stata fatta dagli adulti, veri responsabili di queste strumentalizzazioni inutili e ridicole che contrappongono i bianchi ai neri, gli etero agli omosessuali, i musulmani ai cristiani. In tal senso, la ciliegina sulla torta è stata messa dalla trasmissione TV “Le Iene“, con un’intervista quantomeno opinabile al piccolo Guglielmo che, spaventato da quello che sarebbe potuto accadere su quel dannato bus, ha pensato di dichiarare il proprio amore per Dio. Storie davvero avvincenti, ma forse utili solo ad alimentare le sempre più aspre polemiche populiste e politiche, e non sempre necessarie da conoscere ai fini della cronaca nuda e cruda: 51 bambini sono stati sequestrati da uno scellerato che ha utilizzato altre povere creature (le piccole ed innocenti vittime del mare) per giustificare un crimine efferato. Siamo alle solite, alla guerra tra “ideali” che coinvolge i minori, metro della nostra sempre più calante civiltà, vittime di mostri tra le mura scolastiche, per strada, sui social, in casa propria.
Nessuno tocchi i bambini: proteggiamoli da noi stessi, una volta per tutte.