Il 26 aprile sarà una data importantissima per la storia della musica rock contemporanea: dopo 30 anni di onorata carriera, costellata da enormi successi nonchè lunghi momenti di pausa, i Cranberries abbandoneranno definitivamente la scena con un album divenuto un prezioso “cimelio” ancor prima della sua oramai imminente uscita. Il disco, dal profetico titolo “In the end“, è l’ultima testimonianza digitale della straordinaria voce della compianta frontwoman della band, Dolores O’Riordan, scomparsa tragicamente il 15 gennaio 2018.

Mai senza di lei

Anticipato dall’uscita del singolo “All over now” lo scorso 6 marzo, “In the end” sarà composto da 11 tracce inedite, materiale composto ed arrangiato dal gruppo irlandese dal 2017 al 2018. Sono stati gli stessi componenti del gruppo – i fratelli Noel e Mike Hogan e Fergal Lawler – a raccontarlo nel corso di una lunga conferenza stampa tenutasi a Milano qualche giorno fa. “Nel 2017 eravamo in tour con il nostro ultimo album. Durante le prove parlavamo della possibilità di proporre nuove cose. Lungo quell’anno abbiamo iniziato quindi a scrivere e formato quello che sarebbe stato il nucleo dell’album”, hanno spiegato, non senza commozione, i tre “superstiti” dei Cranberries.
“Purtroppo a gennaio 2018 – continua il trio – Dolores ci ha lasciati ed è stato quello il momento in cui abbiamo passato in rassegna il materiale che avevamo composto per capire se avessimo abbastanza per lavorare e se la qualità del suono e della voce fosse sufficiente per essere pubblicata. Abbiamo capito di sì e abbiamo prodotto 11 tracce“.
L’album sarà una sorta di ritorno alle origini, sia dal punto di vista del sound (abbandonato il rock “nudo e crudo”, “In the end” si adagerà su ritmi più “dolci” con una voce calda e rilassata della O’Riordan a fare da contrappunto ad un disco che rimanda indietro le lancette sino agli esordi della band) che della grafica, con una copertina ritraente quattro piccoli rockers, quasi a voler omaggiare una camaleontica carriera lunga trent’anni, durante la quale il quartetto ha fronteggiato proprio di tutto: il successo, le continue voci di uno scioglimento e la fragilità della straordinaria Dolores O’Riordan, una delle poche voci femminili capace di trasformare in armonia anche le esperienze più dolorose.

Terapia

Fondamentale è stato l’appoggio della famiglia di Dolores O’Riordan per la realizzazione e la pubblicazione di “In the end”, come sottolineato dal gruppo a Milano. “Abbiamo parlato con la famiglia di Dolores, che si è detta felice di procedere con la pubblicazione. Poi ne abbiamo parlato con il nostro produttore di sempre, Stephen Street, che ci ha spinti ad entrare subito in studio senza indugiare. Questo lavoro ci ha dato lo slancio necessario per poter continuare. Ci è parso fosse il momento giusto per farlo, senza che passasse un periodo troppo lungo”.
A differenza di altre storiche band che continuano ad esibirsi per il mondo anche senza la propria “punta di diamante” (l’esempio più eclatante è rappresentato dai due terzi dei Queen, che continuano a far riecheggiare negli stadi di mezzo globo le proprie hit accompagnate dalla voce potente, ma non paragonabile a quella di Freddie Mercury, di Adam Lambert), Lawler e i fratelli Hogan hanno manifestato chiaramente la propria intenzione di non organizzare tour, né di avvalersi dell’immagine di Dolores O’Riordan per promuovere altre iniziative promozionali; in poche parole, i Cranberries si scioglieranno ufficialmente il 26 aprile, in concomitanza con l’uscita di “In the end”.
Volontà manifestata dal trio di strumentisti a più riprese e resa nota anche nell’ultima traccia inedita che dà il titolo all’intero album. “A posteriori, il disco ha rappresentato per noi una terapia. Ad aprile 2018, a pochi mesi dalla scomparsa di Dolores, le emozioni erano tante e si sono riversate nelle canzoni – continuano i quasi ex Cranberries – Da una parte, in noi c’è grande felicità di fare uscire un nuovo album e la controparte è sicuramente la tristezza per la perdita di Dolores. Era un’amica e ci manca che lei non abbia la possibilità di ascoltare questo album”.
Un’opera postuma, imperniata non solo di cordoglio per la scomparsa prematura della tanto straordinaria quanto fragile performer di hit memorabili come “Zombie“, ma anche di speranza e voglia di ripartire per costruire un futuro più roseo, alla ricerca di nuova linfa per riprendere in mano la propria vita. Una sete di rilancio che ben traspare dai testi delle nuove canzoni, basati proprio sulla vita della O’Riordan ed ora ideale testamento di una band che ha contribuito a cambiare il concetto di “fare musica” e continuerà sicuramente ad influenzare positivamente le nuove generazioni.