E’ stata una Pasqua tutt’altro che gioiosa quella vissuta in Sri Lanka, dove un vile attentato compiuto in tre chiese cristiane colme di fedeli che erano venuti da ogni parte del globo a celebrare la Resurrezione di Gesù, è costato la vita ad oltre trecento persone, molte delle quali erano bambini. Intere famiglie distrutte, numerosi turisti stranieri spazzati via da un vigliacco comando di kamikaze di chiara matrice islamica, i cui anonimi volti confusi tra la folla campeggiano adesso sui principali telegiornali di mezzo mondo.
La più giovane vittima di questo orrendo atto di terrore aveva appena 11 mesi ed è morta assieme a tutta la sua famiglia. Drammatica la testimonianza riportata da una giornalista, Rukshana Rizwie, che ha partecipato alla veglia funebre del neonato e dei suoi cari: “Non riuscivo a trattenere le lacrime mentre guardavo le bare abbassarsi nella terra del cimitero di Kadirana”, ha scritto la giovane reporter su Twitter. Sempre su un social network – questa volta Instagram – campeggia la foto di schiena di tre giovanissimi fratelli, figli del patron danese di Asos Anders Holch Povlsen, postata dall’unico pargolo superstite del miliardario 46enne: una perdita devastante per un uomo così potente, al quale non basterà un intero impero monetario per rialzarsi da una vicenda così umanamente terribile.
Volti, storie, aneddoti, paure raccontati da siti di informazione, persone comuni, opinionisti in TV. Eppure, nei giorni scorsi a far discutere gli internauti ed i giornalisti sono state le condanne, tutto sommato timide, arrivate all’indirizzo degli attentatori dello Sri Lanka da parte di alcune figure potenti mondiali. Il polverone sul parziale silenzio attorno a questa nerissima pagina di cronaca si è sollevato proprio a ridosso delle festività pasquali quando Papa Bergoglio, nel corso della benedizione pasquale Urbi et Orbi, ha dedicato un piccolissimo pensiero alle vittime dello Sri Lanka, tra un invito a “Costruire ponti, non muri” (tematica, questa, tanto cara al Pontefice) e al Venezuela e l’Ucraina. Argomenti importanti, certo, ma forse secondari in un momento nel quale il Paese sito a sud dell’India viene lacerato nel suo credo religioso, censurato da molti quasi fosse una colpa professarlo liberamente.
A nulla è servito il “tweet riparatore” sull’account ufficiale @Pontifex: la polemica, oramai, era già divampata. “L’ eccidio di cristiani è stato trattato ieri da Bergoglio come una pratica da sbrigare in 30-40 secondi“, ha detto piccato Daniele Capezzone, le cui dichiarazioni sono state riportate su diversi siti di informazione. “È come se la sorte dei testimoni di Cristo e dei suoi nuovi martiri, quindi la sorte stessa del cristianesimo, non fossero in testa alla scaletta pastorale di Bergoglio, perché altri sono i problemi“, ha scritto Gianluca Veneziani su Libero, dando voce ad un’ampia fetta di opinione pubblica che ha manifestato comprensibile straniamento di fronte alla tiepida condanna della massima carica della cristianità.
Galeotto fu anche Twitter per l’ex Nobel per la Pace Barack Obama e la mancata Presidente USA Hillary Clinton. I due statunitensi si sono resi protagonisti loro malgrado di una critica social legata all’utilizzo di una terminologia mal tradotta nel nostro Paese. “Easter worshippers“, così sono stati apostrofati i cristiani morti per mano dei terroristi islamici nello Sri Lanka. Peccato che i detrattori della coppia di “nemici” di Donald Trump abbiano fatto l’errore di tradurre letteralmente la frase, utilizzata invece per descrivere i fedeli che celebrano la Pasqua cristiana. Certo, se la Clinton ed Obama avessero parlato chiaramente di “cristiani“, così come a marzo avevano espresso chiara solidarietà alla “comunità islamica“, forse questo refuso (e le polemiche da esso scaturite) sarebbe stato tranquillamente evitato; qualcuno, però, potrebbe obiettare che al popolo “italiota” basterebbe studiare la lingua inglese come Dio comanda, evitando così discussioni ridicole che oscurano invece l’entità del vero dramma. Un dramma, quello vissuto dai cristiani nello Sri Lanka, ben meno “virale” dell’incendio subito dalla cattedrale di Notre Dame a Parigi: dato, questo, estrapolato grazie allo strumento Google Trends, che consente di monitorare in tempo reale le parole che gli utenti digitano sull’omonimo motore di ricerca. Per rimettere in sesto la suggestiva opera architettonica francese la mobilitazione è stata rapidissima: leader mondiali ed esseri umani si sono rimboccati le maniche per permettere a Macron ed ai suoi connazionali di riavere questo capolavoro gotico nel più breve tempo possibile. Intento encomiabile, ma che mette in luce anche una tristissima verità: la struttura, spesso, conta più delle persone che la popolano.