La Reggina, con il “rompete le righe” di qualche giorno fa, ha chiuso la sua stagione agonistica 2018/2019 dopo lo stop al secondo turno dei playoff al “Massimino” di Catania, arbitro di un risultato mai messo in discussione. L’amaro in bocca per coloro che, indipendentemente dal tifo e dai colori di appartenenza, amano il mondo del calcio “vero” fatto di sano agonismo e di rispetto reciproco, lo ha invece lasciato l’atteggiamento poco consono agli addetti ai lavori di un calcio professionistico – ripreso e tristemente immortalato dalle telecamere – di quel Sottil che, nonostante in passato abbia vestito la casacca amaranto e che conosce e sa cosa è stato ed è lo “stile” Reggina, ha pensato bene di rovinare una gara playoff che proprio per questi episodi rischia di far scadere il pianeta calcio nel becero.
Oggi, la frenesia dell’arrivare a tutti i costi ha lasciato il passo a ben altre valutazioni tralasciando, forse inconsapevolmente, di attingere al bagaglio culturale ed umano di quella “educazione civica” – che pare si voglia reintrodurre già sui banchi di scuola – che nell’ambito dei vari corsi annuali in ambito tecnico- sportivo si farebbe bene a reintrodurre per migliorare e migliorarsi professionalmente. Ne beneficerebbero certamente dal punto di vista comportamentale – ne va del decoro di tutte le società, che dovrebbero intervenire – tutte le piazze sportive e tutti quei ragazzi – e sono tanti – che si affacciano e praticano il mondo del pallone coltivando quei sogni che, un giorno, potrebbero diventare realtà.
In sintonia anche il “super tifoso amaranto” don Giovanni Zampaglione, incontrato in quel di Piazza Duomo a Reggio Calabria, intento ad ammirare quanto esposto nelle vetrine dello store amaranto di recente apertura, il quale ha offerto il suo personale spaccato su quanto accaduto al di fuori del rettangolo di gioco nel match playoff tra Catania e Reggina: ”Già dalle prime battute, la tensione si tagliava con il coltello – ha esordito – ma il gesto più eclatante lo ha fornito il signor Sottil proferendo parole fuori luogo al signor Cevoli. Il tutto, visto da tantissimi ragazzi e giovani, mi ha lasciato basito e senza parole“ ha sottolineato il don della parrocchia di San Lorenzo. “Come educatore di generazioni di giovani – ha proseguito – mi permetto di  fare una breve riflessione: un allenatore è prima ed inconfutabilmente educatore e come tale deve apparire agli occhi dei suoi giocatori e dei beniamini come un uomo deciso, equilibrato e sicuro: un autentico modello di vita”. E’ un fiume in piena don Zampaglione, che ponendo la sua attenzione verso i tecnici ha detto loro: “I giovani guardano a voi tecnici emulando le vostra gesta; attenti quindi a come le esternate. Oggi viviamo in una società difficile dove spesso mancano gli educatori. Non si possono lasciare i giovani (spesso aspiranti calciatori) disorientati e senza una guida, ecco perché anche nell’ambiente calcistico l’allenatore è da ritenersi responsabile della crescita comportamentale del calciatore. Mi auguro che in futuro non si vedano più gesti come quello del tecnico rossoazzurro (da oscurare) e ci sia più attenzione ed equilibrio nei comportamenti in campo e fuori”. Come sono lontani la compostezza di Nils Liedhom e indimenticabile Tommaso Maestrelli….. altri tempi, altro calcio!