25 giugno 2009: una data destinata a rimanere impressa nella storia della musica contemporanea e non solo. Alle ore 14:26 di quel maledetto giorno veniva a mancare un’assoluta icona delle sette note internazionali le cui vita e morte furono caratterizzate da un contrasto infinito di luci ed ombre. La prematura scomparsa di Michael Jackson continua a far discutere famiglia, addetti ai lavori, colleghi e fan, mentre il mondo intero si prepara a celebrare il re del pop con eventi e manifestazioni nel decennale della sua morte. O forse no.

Accuse e complotti

Nell’era dell’ascesa del movimento #MeToo – che ha scoperchiato diverse brutture dello star system hollywoodiano e non solo, ma che ha mietuto anche altrettante vittime – pare essere politicamente scorretto celebrare una figura “scomoda” come quella di Michael Jackson. Lo stesso sistema che permette, non senza qualche borbottio, a Woody Allen (accusato di molestie sessuali nei confronti della figlia adottiva Dylan Farrow) di promuovere le sue opere e, contemporaneamente, mette al bando Roman Polanski e Kevin Spacey, pone una sorta di “veto” anche su Jacko, la cui storia giudiziaria è oltremodo contorta e lega indissolubilmente la figura controversa ed infantile del cantante alle vite di bimbi innocenti che avrebbero – il condizionale è d’obbligo – subito molestie da parte della star nel tristemente noto ranch di Neverland, di proprietà dell’ex Jackson Five.

Eterno Peter Pan o molestatore seriale?

La domanda continua a riecheggiare nelle orecchie degli amici e dei fan del compianto re del pop, schierati da un lato o dall’altro della barricata in attesa di riabilitare o condannare definitivamente un uomo sì complicato, ma impossibilitato a difendersi. Nel dubbio, meglio non commemorare un personaggio altre sì significativo della storia della musica americana e non solo: persino lo storico amico e mentore Quincy Jones, che pure il giorno della dipartita di Jacko esprimeva un dolore profondo e sincero, ha fatto un importante passo indietro trasformando un concerto-tributo a Londra in una semplice kermesse canora dedicata alle musiche da film.
Un vero e proprio colpo basso alla memoria del cantante Michael Jackson, che ha oltremodo contribuito a cambiare il sound di un genere ancora oggi troppo sottovalutato – il pop – e che, eccetto qualche nome noto come Justin Timberlake, vanta ancora pochi, pochissimi eredi. Il problema di fondo è che diviene difficile scindere la persona dal personaggio, con le tragicomiche conseguenze che questa ambivalenza comporta: da un lato, è da ritenersi umanamente insostenibile commemorare una figura discutibile al di là di ogni ragionevole dubbio; dall’altro, però, è scandaloso non dedicare almeno dieci minuti di oggi 25 giugno ad un artista la cui prolifica produzione musicale, i videoclip, l’estro artistico hanno inciso e modificato notevolmente il concetto stesso di musica.

Come uscire, allora, da questa impasse?

Un quesito così semplice non pare essere, purtroppo, di così facile risoluzione. E’ difficile ricordare Michael Jackson, il suo estro, le sue capacità performative senza mettere sotto la lente d’ingrandimento la sua vita privata, scandita da due matrimoni (il primo dei quali con Lisa Marie, figlia del leggendario Elvis Presley), la nascita di tre figli, amicizie celebri, una variegata attività di filantropia e, irrimediabilmente, le accuse di pedofilia mosse sin dal 1993; è difficile ascoltare capolavori assoluti come “Thriller” o “Earth Song” senza pensare, anche solo per un istante, che un cantante di tale estro potesse essere capace di compiere atti orribili ed indicibili su minorenni; è assurdo immaginarlo oramai incosciente su un letto, messo KO da una massiccia dose di Propofol e benzodiazepine (il medico Conrad Murray ha scontato due dei quattro anni di condanna per omicidio colposo) e non credere che possa esserselo meritato nel caso avesse davvero fatto del male a quei ragazzi a Neverland. La verità è che ogni divo (o anti-divo) è perseguitato anche dai suoi demoni ed è anche questa dicotomia perenne tra luce ed ombra a costituire parte del fascino di ognuno di loro. Jackson non fa eccezione a questa regola ma sarebbe bello, per un giorno soltanto, andare oltre complottismi e sospetti, e celebrare solo ciò che di più prezioso ha lasciato ai posteri: la sua musica.