Una celebre frase attribuita a Toro Seduto recitava così: “Quando avranno inquinato l’ultimo fiume, abbattuto l’ultimo albero, preso l’ultimo bisonte, pescato l’ultimo pesce, solo allora si accorgeranno di non poter mangiare il denaro accumulato nelle loro banche“. Mai citazione fu più veritiera specialmente nell’era dell’ambientalismo 2.0, i cui valori – propugnati dalla tanto eterea quanto controversa figura della giovane Greta Thunberg – stanno, almeno in teoria, prendendo piede anche tra le nuove generazioni, che sentono anche sulle proprie spalle il peso della responsabilità della salvezza del Globo, sin troppo “soffocato” da rifiuti il cui smaltimento e la cui biodegradabilità non sono così rapidi ed indolori né per la nostra “razza” né per la flora e la fauna che ci circondano.
La problematica delle spiagge e dei mari puliti è, assieme alla piaga dell’abbandono estivo di cani ed altri animali domestici, uno dei punti cardine da affrontare in vista della oramai avviata apertura della stagione vacanziera. In questi giorni ha suscitato scalpore una foto che ritrae una scena dolcissima – mamma uccello che nutre il suo piccolo – che viene però turbata da un corpo estraneo a dir poco disturbante: un mozzicone di sigaretta. L’istantanea, immortalata dalla volontaria della National Audubon Society Karen Mason in Florida, è una drammatica testimonianza del livello di inquinamento dei mari e delle spiagge di tutto il mondo provocato dal comportamento abietto ed egoista del genere umano.
Come sottolineato da associazioni ambientaliste, organi di stampa ed attivisti per la tutela del patrimonio territoriale, numerose mete balneari italiane si stanno mobilitando per attuare importanti divieti da rispettare in spiaggia. A partire dal 15 luglio, ad esempio, nelle Marche sarà vietato fumare in spiaggia e le sanzioni per chi non rispetterà tale restrizione saranno salatissime: si partirà da un minimo di 25 euro ad un massimo di 500 euro per chiunque oserà abbandonare un mozzicone di sigaretta sulla sabbia o in mare. A tale divieto, ovviamente, farà eco l’allestimento di ombrelloni dotati di posacenere siti sulla battigiaper facilitare anche ai fumatori l’accesso in spiaggia. Un articolo uscito in data odierna sul Sole 24 Ore, inoltre, riporta un accurato elenco di 21 località tricolore che hanno aderito alla campagna smoke & plastic free. In questi comuni sarà dichiarato off-limits l’accesso in spiaggia di sigarette e materiali di plastica, troppo spesso “compagni di sventura” dei nostri bagni refrigeranti o posti sulla battigia, mentre cerchiamo di ottenere con tanta fatica l’agognata tintarella. Iniziative encomiabili, ma che tuttavia non risolvono il problema alla radice: tutti noi ci proponiamo di contribuire al miglioramento delle condizioni ambientali, ci indigniamo per episodi drammatici come quello della femmina di capodoglio spiaggiata in Sardegna (all’interno del suo organismo furono trovati un feto ed oltre 22 kg di plastica: un abominio) e scioperiamo nella speranza di contrastare lo scioglimento dei ghiacciai in Groenlandia. In teoria siamo una società evoluta, bravissima a prendersi cura di tutto quello che Madre Natura ci ha donato. In teoria, appunto.
In pratica, invece, non manchiamo di riempire le nostre città, i laghi, le colline e le spiagge di cumuli e cumuli di rifiuti, nella speranza che qualcun altro faccia il “lavoro sporco” in nostra vece raccogliendo chewing gum, bottigliette, sacchetti di patatine ed altre schifezze che depositiamo negli angoli delle strade. Mentre nelle metropoli (e non solo) si accumulano vere e proprie montagne di spazzatura in sacchetti multicolori, andiamo a goderci una sana nuotata destreggiandoci tra un assorbente usato ed un pannolino, mentre a riva cerchiamo di calciare via vetri e mozziconi di sigaretta destinati a rimanere sulle calde sabbie italiane per molto, molto tempo.
Il rispetto dell’ambiente è innanzitutto un atto di civiltà, da perpetrare ogni giorno partendo da piccoli passi: così da non doverci più indignare di fronte allo scatto di un animale che nutre la prole con i nostri tossici rifiuti.