Immagini di Valentina Giannettoni

I primi dieci anni di Reggio Calabria come Città Metropolitana: l’averla istituita è stata un vero successo? Reggio ha ancora nemici che tramano contro? Cosa esattamente ha significato la città metropolitana per il territorio reggino?
A queste e a molte altre domande si è tentato di rispondere ieri sera presso l’Hotel Torrione di Reggio, in cui ha avuto luogo il convegno-dibattito “Reggio Calabria: 10 anni di Città Metropolitana – Tra potenzialità non espresse e prospettive future“, fortemente voluto e patrocinato da Reggio Futura e il Movimento Nazionale per la Sovranità. All’evento, oltre a Giuseppe Agliano, presidente di Reggio Futura, ed Ernesto Siclari, coordinatore metropolitano di MNS, sono intervenuti il prof. Pasquale Amato, storico e docente presso l’Università per Stranieri “Dante Alighieri”, l’ex sindaco di Reggio Demetrio “Demi” Arena, l’ex presidente del Parco Nazionale d’Aspromonte Giuseppe Bombino, docente presso l’Università Mediterranea, l’onorevole Francesco Nucara, il sindaco di Roghudi Pierpaolo Zavettieri, il presidente del gruppo FdI al comune di Roma Andrea De Priamo e Bruno Dapei, segretario generale dell’Osservatorio Metropolitano di Milano, moderati dal giornalista Pino Toscano.
Dopo aver ricordato Antonino Candido, il pompiere reggino morto nell’esplosione dolosa di una cascina in provincia di Alessandria (di cui oggi si sono svolti i funerali al Duomo, n.d.r.), il convegno ha preso il via per cercare di individuare una linea di pensiero univocamente a favore di Reggio Città Metropolitana, “con un dibattito in cui si possano esprimere meglio le idee e le opinioni” secondo le parole del collega Toscano.
“La città metropolitana è stata un successo oppure no? – si è domandato il “forestiero” Dapei – l’obiettivo principale della sua istituzione era superare il vecchio concetto di Provincia, già obsoleto addirittura quando sono subentrate le Regioni come entità statali negli anni Settanta. Bisognava andare incontro alle comunità che si identificavano in qualcosa che andasse oltre i semplici concetti di Comune o Provincia”. “La città metropolitana è stata (ed è) una vera e propria necessità per Reggio – ha aggiunto il prof. Amato – in quanto nessuno ha mai tenuto conto delle enormi differenze che ancora persistono nella nostra Regione; non a caso, anticamente si diceva “le Calabrie” al plurale, poichè vi erano una Calabria bruzia il cui centro principale era Cosenza, ed una greca con il suo punto di riferimento a Reggio. Due realtà territoriali molto diverse, sia nelle tradizioni che nei dialetti, le cui disparità uscirono fortemente allo scoperto nel 1970 quando le Regioni diventarono ufficialmente enti e Reggio si ritrovò strappata della sua scontata nomina a capoluogo regionale. Come tutti sanno, esplosero i “Moti di Reggio” proprio perché la cittadinanza non poteva sopportare che la nostra città fosse relegata ad un ruolo minoritario; successivamente, con l’istituzione della città metropolitana si è cercato di dare a Reggio una posizione più autonoma”. Ma gestire una città metropolitana richiede anche una classe politica adeguata: “Il suo futuro dipende da questo: saper selezionare la propria classe dirigente, sia politica che burocratica – ha aggiunto Arena – una dirigenza che possa concretizzare tutte le opportunità che ci sono per recuperare un sistema che al momento langue sotto le macerie“.
Un quadro un po’ fosco dell’odierna situazione, quindi, ma chi ha contribuito a crearla non proviene solo dall’esterno: “Molti problemi, duole ammetterlo, ce li siamo creati anche da soli – è intervenuto Nucara – quando ad esempio fu sciolto il Comune, anni fa, in pochi alzarono la voce e batterono i pugni sul tavolo per difendere Reggio insieme a Scopelliti. La città metropolitana è concepita come un piccolo Stato: per governarlo è fondamentale una dirigenza capace, che noi non siamo stati capaci di nominare. Basta vedere come il sindaco non abbia fatto nulla per dipanare l’annosa questione dell’aeroporto“.
“La città metropolitana è una concezione di ente che va ben oltre il regionalismo – ha poi concluso Bombino – il suo rango concede alla città e all’ex Provincia l’autodeterminazione e la possibilità di concepire i progetti per negoziarne le risorse e la loro realizzazione senza subire più un ruolo subalterno. Cosa bisogna fare, quindi? Intanto, non dovevamo immaginare la città metropolitana solamente da un punto di vista politico, ma in dieci anni avremmo dovuto creare un sentimento, un simbolo identitario-culturale che unisse tutta la Provincia. Così non è avvenuto contribuendo ad una frammentazione non solo del territorio, ma anche della nostra stessa coscienza. Ma dove possiamo riscontrare in altre parti d’Italia una città metropolitana così particolare come la nostra? Reggio Città Metropolitana è una stratificazione moderna di cultura, natura, antropologia, archeologia, tradizione e folclore. La modernità nasce dall’intelligenza nativa, dalla coscienza di unire antico e moderno e dalla persistenza della cultura dei nostri padri proiettata verso il futuro”.