Si fa presto a condannare l’annosa piaga del bullismo. Si avvicina con prepotenza una data importante per la società civile, quella del 7 febbraio, nel corso della quale si “celebrerà” la Giornata contro il Bullismo e il Cyberbullismo: ventiquattro ore intrise di iniziative pregevoli atte a spiegare le dannose conseguenze di uno dei peggiori mali dell’era digitale attraverso toccanti testimonianze e preziosi consigli per prevenire i vili attacchi perpetrati e subiti in rete.
Una data che dovrebbe essere intrisa di significato, ma che evidentemente non interessa alla comunità francese, che inspiegabilmente non ha trovato compattezza nel condannare duramente un gravissimo episodio di cyberbullismo subito da una 16enne rea di aver espresso, certamente con un pizzico di incoscienza ma in maniera tutto sommato innocua, la propria opinione riguardo il Corano e il controverso “universo” islamico.

Zero rispetto

La notizia, redatta da Mauro Zanon su “Libero Quotidiano” e ripresa dal celebre portale Dagospia, fa rabbrividire per i pesanti toni indirizzati all’adolescente Mila Orriols, 16enne appartenente alla comunità LGBT la cui unica colpa era stata quella di rendere pubblica tramite social la sua posizione riguardo la religione islamica ed il suo testo principale, il Corano. Un testo, questo, nel quale “Prevale l’odio“: così la studentessa aveva apostrofato, senza troppa diplomazia, la “bibbia” degli islamici in una diretta Instagram. Un colpo di testa che, al massimo, sarebbe valso alla bella Mila un rimprovero da parte dei propri genitori, ma che non giustifica assolutamente lo tsunami di odio e rabbia riversato alla giovane da una buona fetta di comunità islamica, sempre via social network. “Sporca lesbica” è stato uno degli epiteti più “gentili” indirizzati alla Orriols, la quale è stata inoltre minacciata di stupro, sventramento di organi e linciaggio. Incitamenti alla violenza davvero seri, che le forze dell’ordine transalpine non hanno minimamente preso sotto gamba; per la ragazza, così, è cominciato un periodo di segregazione forzata nella sua abitazione a Villefontaine, con divieto assoluto di recarsi persino a scuola, giacché alcune delle pesanti intimidazioni ricevute on-line da Mila pare provenissero anche dai suoi compagni di liceo di fede islamica.

Zero sostegno

L’aspetto più (negativamente) eclatante di questa brutta pagina di cronaca francese riguarda, però, la scarsissima solidarietà riservata alla 16enne Mila Orriols da parte delle alte cariche della politica e della società francese. Una comunità, quella transalpina, che spesso “predica bene e razzola male“, sbandierando un modello di integrazione piuttosto fallace. Tra i pochi rappresentanti del Governo francese a mostrare concreto sostegno alla ragazza, il Ministro dell’ Istruzione Jean-Michel Blanquer (che si pone l’obiettivo ambizioso e fondamentale di far rientrare la giovane a scuola, “Affinché possa tornare ad avere una vita normale“) e il Ministro alle Pari opportunità Marlène Schiappa. La procura locale, al contrario, aveva ben pensato addirittura di procedere contro la sedicenne per “incitamento all’odio” dopo aver visionato il video dove la piccola Orriols esprimeva il suo pensiero sulla comunità islamica.
Mentre l’inchiesta contro la studentessa omosessuale veniva fortunatamente archiviata, altre nubi si addensavano sull’orizzonte, oramai non più sereno, della famiglia di Mila. La comunità islamica francese non ha minimamente preso le distanze, né condannato i suoi connazionali, anzi. Abdallah Zekri, delegato generale del Consiglio francese del culto musulmano (Cfcm), ha addirittura sottolineato come la giovane se la fosse, senza troppi preamboli, “andata a cercare“, commentando laconicamente: “Chi semina vento, raccoglie tempesta“.
Ancor più stridente è stata la posizione di Ségolène Royal, portabandiera – almeno a parole – del femminismo nel “duro e crudo” mondo della politica francese, che invece di protrarsi verso la giovane attaccata dai cyberbulli, ha definito Mila Orriols un’ “Adolescente irrispettosa“, giustificando di fatto l’ondata di odio e incomprensibile irritazione espressa dalla comunità islamica. Poche ma pesanti parole, quelle della Royal, che hanno distrutto in pochi secondi anni di battaglie contro la violenza scritta e verbale in rete e che hanno legittimato di fatto ogni criminale a divulgare messaggi concreti di odio verso un qualsivoglia membro della società civile. Un comportamento imperdonabile, che va stigmatizzato e va isolato, perché ognuno di noi possa sentirsi libero – nel rispetto delle altrui opinioni – di esprimere sè stesso nella vita reale, così come sul web.