Al centro Sandro Casile, Silvio Bagnato (a sx) e Stefano Morabito

Incontri-dibattiti in cui i giovani reggini immaginano e, soprattutto, sognano la loro Reggio ideale: è questo lo scopo dell’iniziativa “Supervisione Metropolitana – Supervisionare per una super visione”, promossa da Gioventù Nazionale – Reggio Calabria e che oggi ha avuto il suo inizio con l’evento “Lo ‘stato di salute’ del patrimonio ambientale di Reggio Calabria“, dove si è posto l’accento sull’attuale situazione dei due fondamentali ecosistemi che caratterizzano il territorio cittadino e la provincia: l’Aspromonte e il mare. E nel corso dell’incontro è persino venuto fuori che entrambi, tutto sommato, godono di buona salute nonostante molti la pensino diversamente: il vero problema è, semmai, la forza di volontà che dovrebbero possedere tutti i reggini per riuscire finalmente a valorizzare il territorio nel miglior modo possibile. All’evento, avvenuto oggi presso la sede del coordinamento metropolitano reggino di Fratelli d’Italia, hanno preso parte Sandro Casile, della delegazione FAI-RC e presidente della GEA Aspromonte, il dottore forestale Silvio Bagnato e il funzionario ARPACal Stefano Morabito, moderati dalla coordinatrice di GN RC Alessandra Quattrone.
“Iniziando dalla montagna, dobbiamo subito affermare che il nostro Aspromonte è speciale – ha esordito Casile – speciale poiché è l’ultima frontiera nazionale, bellissima e turbolenta come tutte le zone di confine. Attualmente stiamo valutando diverse proposte per valorizzarlo sempre di più, come l’istituzione, qualche anno fa, del Sentiero del Brigante per gli appassionati di trekking; l’Aspromonte offre un mondo da un duplice punto di vista, socio-economico (in disfacimento) ed ecosistemico (che invece è ricchissimo), ma gli escursionisti lo considerano soltanto per le visite ai paesi-fantasma (Roghudi, Africo Vecchio) ed anche gli stessi abitanti della montagna non guardano più verso il Montalto, ma verso il mare, valutato come più redditizio economicamente e turisticamente”.
Ma allora, come si può fare per ri-creare un’economia ambientale? “Esistono già realtà che promuovono ed alimentano le tradizionali attività agricole e pastorali, come ad esempio gli agriturismi, e bisognerebbe puntare soprattutto su questo. Stiamo ormai vivendo l’era del post turismo – ha poi proseguito Casile – in cui i visitatori preferiscono realtà più semplici dei territori da vivere profondamente, non alla maniera ‘mordi e fuggi’ del turismo di massa; e queste sono realtà che al momento pochi sanno offrire perché tutto è stato appiattito e riadattato pensando ancora al vecchio concetto di vacanza ed escludendo un’identità culturale sana“.
“Vi è anche un altro problema – ha aggiunto Bagnato – e cioè, quello dei luoghi comuni e della diffidenza che persiste ancora nelle comunità montane; si tende molto spesso ad organizzare le escursioni in Aspromonte non tenendo conto che il contesto aspromontano (che può comprendere percorsi includenti fino a dieci sentieri diversi) non è certo quello tipico alpino (che invece offre spesso un unico sentiero completo di indicazioni e percorsi numerati). Inoltre, nonostante l’ottima qualità dei prodotti tipici dei nostri versanti di montagna, i locali non riescono a rinunciare a quella certa mentalità, un insieme di sospetti e gelosie, che comporta solo produzioni individuali o a conduzione familiare senza cooperazioni aziendali oppure consorzi. Sono aspetti che penalizzano l’economia. Ad ogni modo – ha poi concluso – la nostra montagna resta una grande terra da scoprire e potremo migliorarla solamente ricorrendo ai metodi migliori, cosa che già sta facendo, ad esempio, il Dipartimento di Agraria dell’Università Mediterranea, che possiede tutte le capacità tecnico-culturali per farlo”.
Passando al mare, “si dovrebbe fare di più anche per i torrenti e le acque interne montane, che vanno a riversarsi lungo la costa” ha dichiarato Morabito. “Ciò che ci vuole davvero è re-inventare un legame affettivo col nostro territorio allo scopo di tutelarlo – ha poi aggiunto – già l’Arpacal, da anni, si sta muovendo in questo senso, provando a controllare capillarmente l’acqua e le sue componenti biotiche soprattutto perché il territorio metropolitano ha un sistema di scarico fognario piuttosto inefficiente, anche se la stessa Madre Natura da noi funge da filtro attraverso le correnti marine o intervenendo con altri aspetti che per molto tempo si è creduto fossero causati dalla mano dell’uomo ed invece sono semplici fenomeni ambientali. E, a dispetto di quanto si creda, il nostro territorio presenta diversi luoghi virtuosi e, secondo gli ultimi dati, oltre il 90% di zone balneabili“.