La notizia, giunta nella mattinata di oggi, è stata un fulmine a ciel sereno, un colpo al cuore, di quelli che lasciano spiazzati gli amanti del Cinema, quello con la “C” maiuscola. All’età di 90 anni la Settima Arte tributa con un sincero addio Monica Vitti, rappresentante della comicità in rosa, musa di Antonioni e partner in crime di Alberto Sordi.

Tetralogia dell’incomunicabilità

Ad annunciare la scomparsa della Vitti un tweet di Walter Veltroni:Roberto Russo, il suo compagno di tutti questi anni, mi chiede di comunicare che Monica Vitti non c’è più. Lo faccio con dolore, affetto, rimpianto” ha cinguettato Veltroni, al cui post social hanno risposto in tantissimi, tributando con frasi affettuose e primi piani intensi la vita, la carriera, il magnetico fascino di Monica.L’attrice e doppiatrice, all’anagrafe Maria Luisa Ceciarelli, nacque a Roma il 3 novembre 1931. Si avvicinò alla professione attoriale quasi per caso, complici le brutture della Seconda Guerra Mondiale. La Vitti, infatti, pensò bene di distrarre i fratelli mettendo in scena divertenti spettacoli con i burattini.
Seguirono i fruttuosi studi presso l’Accademia Nazionale d’Arte Drammatica, nella quale si diplomò nel 1953, ai quali seguirono le esperienze teatrali a fianco di Sergio Tofano e i primi passi sui set cinematografici, che le consentirono di entrare in contatto con il regista Michelangelo Antonioni. Un’unione professionale e sentimentale quella tra i due mostri sacri del cinema italiano, che sfociò nella realizzazione di quella che viene ricordata come la “tetralogia dell’incomunicabilità“. “L’avventura”, “La notte”, “L’eclisse” e “Deserto rosso”: quattro pellicole, realizzate nella prima metà degli anni Sessanta, in cui Monica Vitti portò sul grande schermo le mille sfumature, anche le più scomode, della donna italiana: seducente, nevrotica, tormentata.

Regina della comicità

Monica Vitti non fu solo un’intensa interprete drammatica. La romana, infatti, viene maggiormente ricordata per le sue parti comiche: la Vitti mostrò una vena ironica inedita per l’epoca, in un ambito quasi esclusivamente maschile. Il merito di questa svolta “rivoluzionaria” fu di Mario Monicelli, che la volle e la diresse nel lungometraggio del 1968 “La ragazza con la pistola“. Un incontro fruttuoso per l’attrice, un legame indissolubile tra talento e ilarità che sancì definitivamente grazie alla preziosa partnership con Alberto Sordi: entrambi romani, entrambi coriacei, entrambi incredibilmente veri.

Tributo

Appena appresa della dipartita di Monica Vitti, a seguito di una malattia neurodegenerativa, i social network sono stati inondati da messaggi di affetto e sentito cordoglio.
Addio, Monica. Meravigliosa. Unica“, il ricordo commosso di Lorella Cuccarini. “Se ne va #monicavitti, la mia attrice preferita nella storia del cinema italiano. Al di là della fine di una sofferenza lunghissima, piango per la perdita di un talento così immenso! Ci rimangono i tuoi film, tanti capolavori senza tempo! Buon viaggio!” twitta la presentatrice Simona Ventura. “Mi dispiace molto della morte di Monica Vitti anche perché era una mia compagna di strada… – ha dichiarato commosso l’amico Maurizio Costanzoabitavamo molto vicini quando eravamo giovani… poi ci siamo sempre frequentati fin quando si è ammalata. Mi manca molto, come peraltro mi manca Sordi, come mi manca Antonioni“. A questo sentito ricordo fa eco la commossa dichiarazione di Francesco Rutelli, Presidente dell’Anica: “Ci manchi da 20 anni, ma eri e resti viva, con le immagini della tua arte, con quell’incontro tutto romano tra energia, dubbi, bellezza e ironia“.
Esprime, infine, “Grande doloreFiorella Mannoia, cantante e – ironia della sorte – controfigura proprio della Vitti in alcune sue pellicole, tra cui Amore mio aiutami. Il cinema italiano è grato alla bella e brava interprete, l’unica in grado di sdoganare davvero l’idea di parità dei sessi sul lavoro e l’unica capace di tener testa a mostri sacri della nostra industria cinematografica, quella Cinecittà che oggi perde un pilastro importante della sua “fabbrica di sogni“.

Addio, immensa Monica.