In occasione del derby Cosenza-Reggina di martedì scorso, come ormai di norma, è stato organizzato il servizio di sicurezza per i tifosi amaranto e i giornalisti ospiti che si sono recati motorizzati allo stadio ‘S.Vito-Marulla’. Tutto è filato liscio: uscita dall’A2 a Cosenza nord e percorso scortato dalle forze dell’ordine per arrivare fino al parcheggio riservato adiacente allo stadio; da lì, chi in curva direttamente e chi (ma solo qualcuno) ha dovuto camminare intorno al recinto per arrivare in tribuna stampa.
Dopo la partita, il cammino per ritornare al parcheggio era bloccato dalle transenne e presidiato dalle forze dell’ordine, carabinieri in particolare: “Da qui non si può passare”. “Sono giornalista, dovrei andare alla mia auto che è nel parcheggio riservato agli ospiti”. “Mi faccia vedere il tesserino”. “Eccolo”. Arriva il comandante, o comunque il responsabile del servizio, unico ad indossare la mascherina anti Covid: “Lei chi è?”, “Sono un giornalista, dovrei andare alla mia auto che è nel parcheggio ospiti”. Guarda il tesserino. “Per disposizioni superiori, da qui non può passare nessuno finché non vanno via i tifosi ospiti”. “Ho capito, ma io devo andare via e la mia auto è lì”. Niente da fare. Passa un po’ di tempo, ai carabinieri si uniscono i poliziotti: “Mi scusi, dovrei andare alla mia auto, sono un giornalista, potrei passare?” “Mi faccia vedere il tesserino”. “Eccolo”. “Può passare”. “Grazie”.
Fatto qualche passo… “Si fermi, la devo accompagnare io”. Mai sosta fu così letale. Il comandante mascherinato riappare e blocca il tentativo di ritorno all’auto. “E’ della Reggina (difficile spiegare che non esistono giornalisti della Reggina né di qualunque altra squadra, comunque, pur di passare va bene qualunque cosa, n.d.a.), deve andare al parcheggio riservato” prova a dire il poliziotto. “Non è vero che è della Reggina, non va da nessuna parte” tuona il comandante. A quel punto, oltre al tesserino, viene mostrato il tagliando di ingresso con il nome della testata, inequivocabilmente reggina. “Allora prima mi ha preso in giro, non mi ha detto che era della Reggina. Ho i testimoni che lei non me l’ha detto! (testimoni??!!, n.d.a.) Riportatelo indietro, da qui non passa!”.
Costernato, il poliziotto ci riaccompagna dietro le transenne. Siamo noi, invece, che abbiamo i testimoni di un assurdo e puerile comportamento: i colleghi sottoposti del dispettoso carabiniere che, con lo sguardo più o meno silenzioso, ci esprimono con evidenza la loro considerazione e solidarietà. Finché non riusciamo a trovare il modo di raggiungere finalmente l’auto e ripartire per Reggio… Con l’amarezza della sconfitta e col pensiero rivolto a chi viene affidato il compito di garantire l’ordine e la sicurezza nel nostro Paese.