In questo anno, permettetemi il termine, di “m**da”, un altro professionista del nostro amato calcio ci ha lasciati. Personalmente, posso solo descrivere le gesta del Campione del Mondo 1982 grazie ai racconti che da bambina mi narrava mio padre. Paolo Rossi, un giocatore magrolino, piuttosto gracile ma letale sotto porta.
Vince il Pallone d’oro nel 1982, con quel Mondiale che gli valse il soprannome di “Pablito“: come non citare il 3-1 con la Germania Ovest in finale, le sei reti oppure l’esordio strepitoso contro l’Argentina nel 1978. Ma riviviamo brevemente la carriera di “Pablito”. Trionfa nel campionato di serie B con Lanerossi Vicenza (1976-1977), in cui segna 21 reti diventando capocannoniere del campionato cadetto, per poi salire in Serie A con i veneti confermandosi capocannoniere con 24 reti (1977-1978). Nella Juventus colleziona 2 scudetti (1981-1982-1983-1984), una Coppa Italia (1982-1983), una Coppa delle Coppe (1983-1984), una Super Coppa Europea (1984) e una Champions League (1984-1985). Come detto in precedenza, vinse il Campionato del Mondo con l’Italia nel 1982, ottenendo il Pallone d’oro e la Scarpa d’oro.
Un vero e proprio fuoriclasse, inizialmente non molto considerato dato il fisico poco robusto; a mio modesto parere, influì moltissimo l’incontro con Bearzot, che diede una svolta decisiva alla sua carriera, come pure il mitico Trapattoni. Paolo Rossi era prima di tutto una persona come noi, semplice e alla mano con tutti, non certo come una certa fetta dei calciatori attuali.