Ricordare non solo il 90esimo anniversario della posa della prima pietra del Museo Nazionale della Magna Grecia, ma anche la figura di colui che lo sognò: l’architetto Marcello Piacentini (1881-1960). Poiché Reggio Calabria è una città particolare, (ri)nata dopo il terribile terremoto del 1908 con la tentazione di ricordare il passato inseguendo al contempo la modernità, dovremmo costantemente conoscerla per poter veramente rigenerarci. Sembra molto difficile, è vero, ma non certo impossibile. Con questo spirito è stato aperto l’evento, svoltosi presso la reggina Biblioteca Comunale “Pietro De Nava”, “Marcello Piacentini – 1932/2022 – Novant’anni dalla posa della prima pietra“, promosso dall’Ordine degli Architetti della Provincia di Reggio Calabria e dall’Associazione Culturale “Anassilaos“: il convegno odierno rientra nel più ampio progetto “Tour virtuale nella Reggio razionalista“, curato dal dott. Claudio Sergi. All’incontro, fra gli altri, hanno presenziato i “mattatori” dell’evento, Antonella Postorino, responsabile del Centro Studi per la cultura dell’Architettura e del Paesaggio dell’Anassilaos, e l’architetto Renato Laganà, docente presso l’Università Mediterranea, nonché l’assessore alla Cultura per il comune di Reggio Irene Calabrò ed il dott. Stefano Iorfida, presidente dell’associazione “Anassilaos”. 
Ad esordire è stata proprio la Calabrò per i saluti istituzionali: “L’Anassilaos è una delle organizzazioni culturali più importanti della città; Palazzo Piacentini è di proprietà comunale – ha spiegato – a ciò si deve la mia presenza qui oggi. L’edificio, nato col preciso intento di ospitare un museo, anzi con l’idea che diventasse IL vero museo nazionale per la nostra Reggio, è un luogo nazionalizzato ceduto all’epoca in uso perpetuo al comune purché ne rimanesse la finalità espositiva e museale; una storia che non tutti sanno ed il cui scopo permane tutt’ora”.
L’obiettivo primario di queste sinergie tra enti ed associazione – è stato chiarito – è quello di avvicinare la cittadinanza reggina alla cultura ed ai suoi siti storici più significativi, a tutto il nostro patrimonio culturale: una valorizzazione di quanto possediamo, per agevolare la conoscenza della nostra città affinché tutti possano amarla senza doverla abbandonare condannandola inevitabilmente a morte.

Piacentini e il suo progetto

Tutto nacque dall’esigenza di ricostruire la Reggio del post terremoto in maniera lineare e semplice, senza ripetere più le complessità e gli errori del passato. Per questo, già nel 1912 venne contattato una prima volta un ancora giovane Piacentini assieme ad altri architetti per valutare il progetto della nuova cattedrale reggina e della nuova piazza Duomo, che inseguissero il sogno di una città nuova. Stesso discorso, qualche anno dopo, fu fatto per iniziare a concepire i nuovi museo civico ed edilizia popolare.
I progetti per l’urbanistica furono elaborati dagli ingegneri De Simone e Laviny, che dovettero poi abbandonarli e di cui si persero i disegni intorno al 1921. Passano altri anni finché arriviamo al 1931: Piacentini viene nuovamente contattato per riprendere il progetto del museo, anche se l’incarico ufficiale arrivò solamente l’anno dopo a causa di alcune magagne burocratiche e dell’impossibilità di recuperare gli schizzi smarriti di De Simone.
Piacentini unì tutti gli aspetti della rappresentatività dell’edificio nel contesto urbano, tenendo conto pure che si trattava del primo progetto in Italia di una struttura concepita specificatamente per ospitare un museo archeologico; lo progettò con un aspetto monumentale e solenne da collocarsi in quello che allora era il punto più bello di Reggio e con un’appendice costituita da un secondo palazzo nel sottostante viale Genoese Zerbi (mai realizzato) per installarvi la costituenda pinacoteca civica. Terminato poi nel 1941, il Museo dovette essere chiuso praticamente subito a causa del precipitare degli eventi bellici: tutti i reperti esposti furono messi al sicuro in altri luoghi e si dovettero attendere i tardi anni Cinquanta prima che il palazzo fosse definitivamente aperto al pubblico.