“Lungi dall’essere un genere per ragazzi, il fantastico oggi è l’unico registro convincente e popolare rimasto in mano a chi voglia fare letteratura con un’intenzione minimamente politica“, scriveva la discussa autrice Michela Murgia nel lontano 2017. La Murgia, una delle naturali “nemesi” di Matteo Salvini, ha sostenuto a gran voce un parallelismo più che esistente tra il genere fantasy – che vanta, tra i suoi attori più quotati, un “certo” Tolkien – e la gestione della cosa pubblica non solo in Italia, ma nell’intero globo. Del resto, non è una novità riscontrare parallelismi più o meno forzati tra alcune delle opere letterarie più suggestive di questo filone ed alcune ideologie politiche, talvolta anche estreme.
Risuona ancora nelle nostre orecchie la polemica, oramai “vecchia”, sulle preferenze politiche di J. R. R. Tolkien, “papà” della trilogia de “Il Signore degli Anelli“, che era stato additato come uno scrittore di estrema destra, almeno nel nostro Bel Paese. Già, perché superati i confini italici, Tolkien è ritratto quasi come un hippie, un anarchico della bibliografia internazionale. Di conseguenza, i personaggi che hanno popolato la leggendaria Terra di Mezzo generata dalla mente dello scrittore inglese sono stati utilizzati spesso e malvolentieri per rappresentare una diversa frangia politica a seconda delle esigenze della classe dirigente al potere.
Identica sorte è toccata a George R. R. Martin e alla sua creatura, quel “Trono di Spade” la cui trasposizione televisiva a cura di HBO è divenuta quasi più popolare dell’opera da cui è tratta. La scorsa settimana è andata in onda su Sky Atlantic la terza, attesissima, puntata dell’ottava e ultima stagione dello show con un cast corale di primissimo livello; se non avete ancora avuto il piacere di immergervi nel mood di questo episodio (che verrà trasmesso doppiato in italiano lunedì 6 maggio), questo articolo potrebbe contenere qualche spoiler di troppo.
L’episodio numero 3 de “Il Trono di Spade” (dal titolo “La lunga notte“) porta in scena la drammatica battaglia tra i “buoni” – rappresentati dagli abitanti di Grande Inverno capitanati dagli Stark, due terzi della famiglia Lannister, Daenerys Targaryen con i suoi Dothraki, ciò che rimane dei Guardiani della Notte, i Mormont ed altri straordinari personaggi della saga come il Mastino, lord Varys o Melisandre – e i temibili ed apparentemente invincibili Estranei, capitanati dal sadico Night King, il Re della Notte.
Dopo una sanguinosa e lunga battaglia (la puntata è durata ben 80 minuti), i cattivi vengono sconfitti da un’eroina tanto inaspettata quanto, per dirla con un francesismo, cazzuta. Sarà proprio la giovane erede di casa Stark – quella Arya che tanto scandalo aveva destato tra i patiti della serie per aver soddisfatto i suoi bisogni da giovane donna consumando un rapporto con Gendry nel secondo episodio della stagione – a sconfiggere il Re della Notte, salvando non solo l’amato fratello Bran, ma un’intera alleanza, che si appresterà negli ultimi tre episodi de “Il Trono di Spade” ad affrontare la seconda nemica giurata dei protagonisti: Cersei Lannister.
Alla domanda posta alla giovane spadaccina da Melisandre (“Cosa diciamo al Dio della Morte?“) Arya, così come fece nel corso della prima stagione ad una domanda simile posta dal suo maestro di spada, risponde secca: “Non oggi“. Una frase semplice divenuta, complice la potenza della rete, immediatamente un mantra da applicare ai classici meme a tema “Trono di Spade”, da apporre come stato sul proprio profilo Whatsapp e, incredibile ma vero, da utilizzare come slogan politico in occasioni delle imminenti Elezioni Europee.
Così come fece Donald Trump in tempi non sospetti, anche alcuni membri illustri della nostra classe politica hanno attinto all’opera di Martin e alla sua trasposizione televisiva per attirare un’ampia fetta di elettori. Il target di riferimento, inutile dirlo, sono i giovani, coloro i quali hanno esultato, a casa come nei bar, per la vittoria dei propri beniamini sugli Estranei; l’effetto prodotto, purtroppo per loro, non è quello sperato, anzi.
Sono tre infatti i politici italiani che hanno utilizzato lo slogan “Non oggi” per lanciare la propria candidatura alle prossime Europee. Ciò che sconvolge è che il trio è composto da tre personalità i cui principi politici sono diversi gli uni dagli altri e che, evidentemente, non hanno mai letto il libro, né visionato la serie.
La prima è Emma Bonino, la cui età anagrafica è più vicina a ser Davos che alla giovane di casa Stark. La leader di Più Europa ha postato sulle pagine social del partito una sua immagine, con un drago sullo sfondo, sulla quale campeggia il seguente slogan: “Cosa rispondiamo ai sovranisti? Not Today“, utilizzando il classico font calligrafico de “Il Trono di Spade”. Gli hashtag d’ordinanza che accompagnano il post richiamano alla serie tv: “GoT“, “Dracarys“, “Winter is coming“, scritti quasi a casaccio e strategicamente utilizzati per rendere il post trend topic su Twitter e Facebook.
Con il medesimo intento – quello di vincere alle elezioni – ma con uno slogan diametralmente opposto – “Not Today” diventa anche il cavallo di battaglia della frontwoman di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni, la politica maggiormente contestata dai patiti di “Game of Thrones” per la sua scarsa conoscenza dell’opera. “Aiutaci a fermare gli Estranei: il 26 maggio scegli Fratelli d’Italia per difendere i nostri confini“, tuona telematicamente la Meloni, che però mostra una lacunosa ignoranza in materia “GoT”. Il portale Next Quotidiano (uno dei primi a sollevare il polverone a tema “Trono di Spade”) infatti ricorda alla laziale Meloni che “Tecnicamente gli Estranei sono i nativi di Westeros (la terra immaginaria dove è ambientata la vicenda). O meglio: erano persone che abitavano quelle terre prima dell’arrivo dei capostipite delle dinastie che si battono per il dominio dell’isola”. Il portale sottolinea inoltre che “C’è di più: il Re della Notte è stato creato dai Figli degli Uomini (i nativi originali) per difendersi dall’invasione dei Primi Uomini“.
La confusione sull’immaginario e variegato mondo creato da Martin investe anche casa PD. Sergio Chiamparino (anche lui ben lontano dall’essere un fresco combattente di casa Stark, almeno stando alla sua carta d’identità) paragona il Dio della Morte ai…leghisti. “Il 26 maggio sta arrivando, scegli il Piemonte europeo!” invita il partito con a capo Nicola Zingaretti, fratello del più noto Luca al secolo il commissario Montalbano, che con buona pace degli ideali di accoglienza e pacifismo, da sempre temi teoretici dei leader ed i seguaci dei partiti di sinistra, decide di usare il pugno duro contro il nuovo Night King, ovvero Matteo Salvini.
Una strategia di marketing, insomma, che non solo a suo tempo si ritorse contro “The Donald“(HBO chiese al Presidente USA di non ricorrere al font e alla proprietà intellettuale de “Il Trono di Spade” per i propri fini politici), ma che ha contribuito, in un certo senso, a ridicolizzare i nostri esponenti nei Palazzi del Potere, ai quali auguriamo di cuore di occuparsi della cosa pubblica meglio di come “maneggiano” le straordinarie, complesse e variegate opere fantasy che tanto ci fanno sognare.