Elena Mandolini, giovane scrittrice e critica cinematografica romana, ha da qualche anno acquistato notorietà tra i fan del genere horror-fantasy con un pizzico del sempre verde gothic; i suoi romanzi, come “Il signore dei racconti” o “Biancaneve Zombie”, hanno riscosso molto successo facendole ottenere diversi riconoscimenti letterari in tutta Italia. Da sempre impegnata anche a difendere strenuamente il genere fantasy, troppo spesso considerato immaturo o infantile ma che a sorpresa può generare delle tematiche “adulte” non indifferenti, Elena è anche una vecchia conoscenza di chi scrive: ci siamo infatti conosciuti esattamente dieci anni fa, mentre frequentavamo insieme il master di “Critica Giornalistica” presso la capitolina Accademia d’Arte Drammatica “Silvio D’Amico”. Il nostro incontro in un bar di Roma non è stato solo un’intervista, ma anche una rimpatriata in cui ci siamo dilungati abbandonandoci ai ricordi!

Cara Elena, ci ritroviamo dopo dieci anni; come e in che cosa ti senti cambiata o hai acquisito un grado maggiore di maturità?

Per prima cosa, ciao Filippo e ben ritrovato! Mi fa piacere rivederci dopo dieci anni…volati tra l’altro! Come cambiamento, oggi mi sento molto più tenace, continuo a credere nei miei sogni e nei miei obiettivi nonostante le difficoltà, per così dire sociali, che cercano sempre di importi un lavoro ed uno stipendio sicuro, mentre io voglio invece continuare su questa strada perché i sogni sono l’unica cosa che nessuno può toglierti. E ci sto riuscendo: scrivo, pubblico i miei romanzi e i miei racconti, sto anche vincendo dei premi. Insomma, è una grande soddisfazione che mi sprona ad andare avanti, soprattutto quando ricevo messaggi o commenti social di lettori che mi dicono di amare le mie storie e vogliono che continui a scrivere perché desiderano leggerne ancora. E’ proprio questo l’elemento più bello: emozionare il lettore.

Spesso hai sostenuto che ti sei sempre ispirata sia al cinema che, ovviamente, alla letteratura. Secondo te, come fonte ispirativa, conta più la letteratura o il cinema, oppure le consideri intrecciate?

Bella domanda! In teoria sarebbero intrecciate, ma personalmente il cinema possiede una forte ascendenza su di me. Nascendo come critica cinematografica, la Settima Arte è davvero dentro il mio animo, quindi, senza rendermene conto, anche quando scrivo rimango molto cinematografica e infatti chiunque legge i miei libri, o un mio racconto, mi fa sempre notare che i miei lavori sembrano quasi delle sceneggiature romanzate in cui il cinema vi fa sempre capolino. Direi che sono importanti entrambe le arti, ma naturalmente quando sei uno scrittore devi leggere tantissimo per imparare dagli altri e controllare soprattutto se le tue idee non siano state per caso già elaborate; devi capire insomma quanto e come essere originale, è una sfida perché hai il compito di inventare sempre qualcosa di nuovo. Per quanto riguarda il cinema, naturalmente sotto l’aspetto visivo aiuta moltissimo, in un certo senso può veicolare la tua immaginazione.

Quando e come hai capito di voler scrivere?

Ho sempre avvertito questo desiderio. Come in ogni evento della vita, senti quella svolta in cui ti si illumina la classica lampadina avvertendo il momento giusto; a me capitò quando andai alla presentazione del libro di un noto autore italiano. Vedendolo così ispirato e felice nel descrivere la sua “creatura”, ho sentito che era questo il mio desiderio: emozionarmi e fare emozionare, ed ho pensato che fossi pronta per farlo. Inoltre, si trattava anche di un momento critico della mia vita in cui avevo dovuto abbandonare la critica cinematografica per diverse ragioni; mancandomi molto la scrittura, ho sentito il bisogno di colmare assolutamente questa assenza.

C’è un motivo preciso per cui prediligi il fantasy e l’horror oppure si tratta di una preferenza dettata dal business?

Assolutamente no. Anzi, posso affermare che in Italia i lettori tendono a bistrattare gli autori horror, dark o fantasy; persiste ancora un certo pregiudizio, si tende a credere che gli scrittori italiani non siano in grado di generare opere di genere gothic oppure fantascientifico. Invece nel Bel Paese ci sono autori validissimi che scrivono libri di genere horror che valgono la pena di essere letti. Io, personalmente, scrivo storie su ciò che mi piace leggere e questi sono appunto i generi che prediligo i quali, al contrario di quello che comunemente si crede, non sono solo roba per ragazzini, ma anche per adulti in quanto contengono tematiche che criticano l’umanità, la società oppure la politica in chiave metaforica, basti pensare ai grandi capolavori della fantascienza distopica come “La fattoria degli animali”, “Fahrenheit 451” o “1984”. Insomma, si tratta di generi “adulti” capaci di trasmettere messaggi importanti attraverso mondi metaforici e con un alto livello di impatto emotivo. E questo è anche il mio obiettivo principale.

Ci parli del libro che ti ha fatto conoscere più di tutti, ovvero “Il signore dei racconti”?

“Il signore dei racconti” è stato il mio romanzo d’esordio e perciò vi sono legatissima; ha vinto due riconoscimenti letterari ed è ambientato a Roma ai giorni nostri, proprio per le strade in cui adesso ci troviamo (nel quartiere Prati, n.d.r.)! Sono le strade in cui mi sono sempre trovata a passeggiare, e per me uno scrittore deve narrare soprattutto ciò che conosce. E’ un dark fantasy che serve a raccontare simbolicamente l’animo umano, le sue sfaccettature ed anche le sue bassezze, nonché i punti deboli. Racconta di Giulio, un adolescente bullizzato dai compagni di classe, amante della lettura e poco interessato allo sport; ha un migliore amico che, naturalmente, è invece tutto il suo opposto ed è l’unico che lo difende. Un giorno avverte un richiamo finendo successivamente attirato all’interno dell’antro in cui risiede un essere molto antico, che lui ribattezzerà appunto come “signore dei racconti” dato che l’essere ha il potere di raccontare la vita di tutti gli esseri umani fermandosi però sempre ai punti di svolta quando subentra il libero arbitrio, il quale gli propone un patto per cambiare in meglio la sua esistenza regalandogli qualcosa che però dovrà sottrarre dalla vita di un’altra persona, secondo l’antico equilibrio meccanico dell’intero Universo; Giulio accetta e da lì decolla tutta la storia.

Per la tua attività di scrittrice hai ottenuto premi e riconoscimenti in diverse città italiane. Come gestisci il sopraggiunto successo?

E’ strano perché ho sempre pensato che lo scrittore debba avere un rapporto diretto con il lettore e smettere di ergersi sempre sul piedistallo; pur frequentando moltissimo i social, non pensavo minimamente di aver acquisito una certa notorietà, l’ho scoperto casualmente tre anni fa quando mi sono recata alla fiera di Lucca e, appena dicevo il mio nome, molte persone mi riconoscevano e affermavano di apprezzare molto i miei romanzi con grande sorpresa da parte mia, lo ammetto! Persino gli altri scrittori sapevano chi fossi ed ho scoperto di conseguenza che proprio i premi avevano iniziato a darmi visibilità facendomi conoscere anche alle case editrici, un fattore molto importante perché iniziano ad interessarsi a quello che scrivi oppure ti dicono che potrebbero pubblicarti qualche progetto che hai in mente.

Oltre ai romanzi e ai racconti, hai realizzato alcuni testi come “Manuale di seduzione – Dall’approccio al sesso” oppure “Ricette afrodisiache”. Pensi che un domani potresti scrivere anche un futuro classico della letteratura erotica?

(Ride) Beh, nel caso di questi libri, mi sono stati commissionati rivelandosi poi una sfida perché non erano il mio genere. Ma imprevedibilmente ho avuto dei riscontri positivi: furono infatti letti da alcune blogger che li trovarono molto carini poiché al loro interno ci sono dei mini-racconti erotici e mi proposero addirittura di sviluppare questi ultimi per farci una raccolta a parte. Evidentemente, possiedo una vena erotica che non credevo di avere e che potrei ampliare un domani, mai dire mai! Ma già nell’altro mio libro horror-fantasy, “Biancaneve Zombie”, vi sono degli episodi erotici secondo la classica dicotomia “Eros e Thanatos” e che non stonano assolutamente con l’atmosfera generale del romanzo.

Quali sono le differenze principali tra un racconto erotico scritto da un uomo ed uno scritto da una donna? E’ vero che una scrittrice non riesce a rinunciare al binomio sesso uguale sentimento?

Quest’ultimo è un cliché, perché mi sono trovata a leggere la trilogia di un’autrice statunitense, pubblicata dalla Newton Compton,in cui si parla di rapporti sessuali esclusivamente fisici, senza sentimento; c’è anche la parte squisitamente romance, ma è la dimostrazione di come anche una donna può cogliere l’estasi del godimento erotico senza fronzoli di sorta. Invece, ho recentemente scoperto libri erotici di autori maschi che parlano di amore vero e sentimentale; in realtà, non c’è una distinzione netta tra erotismo maschile e femminile in letteratura, secondo me.

Ci vuoi fare qualche rivelazione su un tuo futuro progetto?

A novembre uscirà un nuovo thriller-horror per la casa editrice Dark Zone, che sta crescendo molto negli ultimi anni. Sempre per la Dark Zone, sto elaborando un romanzo fantascientifico post apocalittico; in cantiere ho poi un racconto commissionatomi per un’antologia ed un altro progetto di cui, per motivi contrattuali, non posso rivelare ancora nulla.

Ti vedremo mai a Reggio Calabria a presentare un libro?

Perché no, mi piacerebbe molto! Lancio un appello alle librerie reggine: invitatemi perché sono pronta! La cosa più bella del mio lavoro è costituita proprio dalle presentazioni, perché hai il contatto diretto con i lettori parlando e discutendo; addirittura, mi è capitata gente che, pur non avendo dimestichezza con il genere fantasy, ha voluto ugualmente comprare i miei romanzi perché affascinata e colpita dalle loro tematiche.