Caso Ragusa, les jeux sont faits: lo scorso mercoledì è stata confermata la condanna a venti anni di carcere per Antonio Logli, marito della donna che conduceva da oltre sette anni una doppia vita. L’uomo, che continua a professare la sua innocenza, avrebbe assassinato la giovane e bella madre dei suoi figli la notte tra il 13 ed il 14 gennaio 2012, occultandone il cadavere e costruendo una miriade di versioni, tutte inattendibili, che vertevano a convincere forze dell’ordine, magistratura e congiunti di Roberta che la 45enne toscana fosse andata via di sua iniziativa, magari con un altro uomo.

La beffa mediatica

Peccato che fosse invece proprio il Logli, all’apparenza marito devoto ed innamorato di Roberta Ragusa, il fedifrago della coppia. Potrebbe essere proprio la sua storia parallela con la 36enne Sara Calzolaio la scintilla che ha fatto scattare la furia omicida nella mente del 56enne, che nulla avrebbe guadagnato da una separazione causata da una sua infedeltà. E’ quello che hanno pensato i familiari di Roberta (in testa le cugine della donna, che si sono battute sin dal giorno della sua scomparsa non solo per ritrovare il corpo della loro congiunta, ma anche per riabilitarne il nome), i legali della donna e la Corte di Cassazione, che non ha concesso ulteriori sconti ad Antonio Logli. Caso chiuso? Non proprio. Innanzitutto, un interrogativo inquietante aleggia nel cuore di chi ha voluto e vuole ancora bene a questa dolce madre che tutti, mediaticamente parlando, abbiamo imparato a conoscere: dove si trova il cadavere di Roberta Ragusa? Intervistato da L’Unione Sarda, l’avvocato Nicodemo Gentile, che ha rappresentato la parte civile per conto dell’Associazione Penelope, così ha commentato la sentenza: “La soddisfazione professionale c’è stata, devo essere sincero, perché è stato un processo in cui abbiamo sempre dovuto rincorrere gli indizi, affrontare sempre nuove sfide; ci siamo riusciti e alla fine abbiamo convinto i giudici, però poi al netto di questo non rimane niente perché comunque Roberta non c’è più, il cadavere non è stato ritrovato o quello che rimane, comunque non si è riusciti a capire questi figli, perché si sono mossi in un certo modo e adesso che futuro avranno. Certo – continua Gentile – il processo non deve tenere conto di questo perché la macchina della giustizia ha un imputato accusato di alcune condotte, però se uno la guarda a 360 gradi è una vicenda in cui non ci sono né vinti e né vincitori ma c’è desolazione ovunque“.
Il legale di Penelope ha ragione: casi come quello di Guerrina Piscaglia o come quello, appunto, della Ragusa, restano sempre controversi fintanto che non si trova il cadavere delle vittime. Perché le vittime, è bene ricordarlo, sono loro, le donne che scompaiono e sulle quali vengono spesi fiumi di parole, di critiche, di sentenze tanto “facilotte” quanto fortemente dolorose.
In tal senso ha sconvolto, e non poco, l’opinione pubblica la scelta, da parte dei due figli di Logli e Ragusa, di comparire in televisione per perorare la causa paterna. “Teatro” di questa insolita arringa difensiva è stato lo studio televisivo di “Quarto Grado” in onda su Rete 4 che, non parca di aver dato voce a Daniele ed Alessia Logli, ha pensato bene di raccogliere la “toccante” dichiarazione di Sara Calzolaio, l’amante storica dell’assassino di Roberta.

Indignazione

Nel salotto del programma condotto da Gianluigi Nuzzi, Daniele ed Alessia Logli hanno letteralmente spiazzato il pubblico televisivo con una serie di dichiarazioni che non rendono giustizia ad una madre amorevole e devota alla sua prole, com’era descritta da tutti Roberta Ragusa. Il primogenito non ha fatto altro che chiamare la genitrice per nome, prendendo così le distanze da lei e suscitando una motivata ondata di sdegno ed indignazione nei seguaci del contenitore “giallo” di Mediaset, sentimenti esplosi sui social network, sui quali i figli della donna vengono etichettati come “ingrati” o, addirittura, come “plagiati” dal loro stesso padre.
La famiglia del Mulino Bianco non esiste – ha dichiarato la neodiciottenne Alessia Logli, che offre a favore di telecamere un ricordo più tenero e più socialmente comprensibile di sua madre – E’ sempre stata una mamma dolce, il più severo era papà. Io stavo sempre con mamma“. Un momento di visibile commozione, prima di partire con un’arringa difensiva nei confronti del padre degna del miglior procedural televisivo: “A 11 anni puoi notare poco. Mi ricordo che mi disse che sarebbe arrivata anche lei dopo poco a dormire accanto a me – aggiunge la ragazza, che indugia sulle dinamiche familiari, a detta della giovane comuni a tutte le famiglie – Eravamo tre famiglie, noi, i nonni e gli zii. La mamma desiderava più spazi, autonomia. Scatti d’ira del babbo? Nella norma. Ci sono delle discussioni, delle incomprensioni, però nulla fuori dal normale“. Per quanto riguarda il carattere del padre, Alessia Logli ha poi aggiunto: “Difetti? E’ un po’ pignolo, spesso un po’ troppo. Io sono più permalosa di lui. Se è vendicativo? No. Io litigo con lui perché sono adolescente e non condivido il suo modo di vedere le cose, come le può vedere un genitore“. Dopo aver puntato il dito contro quegli zii che – a detta dei due ragazzi – mai avrebbero dato loro una mano, il pensiero di questi due giovanissimi va alla madre, che ritengono essere viva ma alla quale, nonostante l’atteggiamento del padre e l’inserimento a casa propria della storica amante Sara, augurano di non aver ricominciato una nuova vita, perché “egoisticamente una figlia non spera che la mamma se ne vada a farsi un’altra vita“.

Dedica a tutte le scomparse

Se l’intervista condotta da Gianluigi Nuzzi ai figli di Roberta Ragusa ha sconvolto il pubblico da casa, il tête-à-tête del giornalista di Rete 4 con Sara Calzolaio ha scatenato la furia social dei telespettatori di “Quarto Grado“. L’amante del Logli – divenuta da tempo la nuova compagna del condannato a pieno titolo – ha concesso un’esclusiva alle telecamere Mediaset non solo per professare a pieni polmoni l’innocenza del suo amato, ma anche per fornire a detrattori e sostenitori di Antonio Logli un “quadretto familiare” idilliaco, ma che stride decisamente con le prime intercettazioni rese note da “Chi l’ha visto?” e da altri organi di stampa, nelle quali la 36enne si lamentava di essere trattata come una schiava da Logli e dalla sua prole e in cui, addirittura, invitava l’allora minorenne Alessia Logli a “Darsi fuoco“. Una tempistica a dir poco triste da parte dell’emittente generalista fondata da Berlusconi, quella di dotare la Calzolaio di microfono per raccontare la sua verità in televisione proprio a ridosso di una sentenza giuridica che, ad ogni modo, non ha tenuto conto delle dichiarazioni da fiction della donna. Il resto è cronaca vera: il Logli è stato prelevato dal bed & breakfast dove soggiornava con la sua Sara mercoledì sera, subito dopo la lettura della sentenza che lo condanna a scontare la sua pena ventennale (salvo sorprese) nella casa circondariale “Le Sughere” di Livorno. Le urla strazianti della compagna hanno fatto da contrappunto alla consegna dell’uomo alle forze dell’ordine, proprio mentre le cugine della Ragusa dedicavano questa “vittoria a metà” a tutte le donne scomparse in maniera drammatica, in primis a Maria Chindamo, imprenditrice calabrese per il cui delitto è stato fermato un 53enne proprio nelle scorse ore.