Correva l’anno 1889. Molte navi affondarono misteriosamente negli oceani. Mentre tra la gente si sparse la voce di un mostro marino che dimorava negli abissi fin dall’antichità, i capi di Stato presero ad accusarsi l’un l’altro di far uso di nuove armi e la tensione internazionale crebbe. Era un’epoca che viveva il più straordinario sviluppo tecnologico e scientifico dai tempi della Rivoluzione Industriale e dove le grandi potenze si scontravano senza sosta per il dominio coloniale di Asia ed Africa. Così, alla fine del XIX secolo, gli uomini di buona volontà guardavano con ansia crescente l’avvicinarsi di un conflitto mondiale“. Inizia così una delle avventure più amate da grandi e piccini il cui successo, nonostante siano passati trent’anni, pare destinato a non scalfirsi minimamente.
Il 13 aprile 1990 debuttò ufficialmente in Giappone “Fushigi no umi no Nadia“, noto in Italia come “Il Mistero della Pietra Azzurra“. L’anime, ispirato da un soggetto del sensei Hayao Miyazaki (creatore di opere di rilievo quali “Il Castello Errante di Howl“), fu realizzato grazie ad una fortunosa partnership tra lo studio Gainax e ad un allora debuttante Hideaki Anno (un duo che, qualche anno più tardi, avrebbe dato vita ad un’altra perla dell’animazione nipponica, “Neon Genesis Evangelion“).
La serie animata steampunk (cioè, un’ambientazione in una determinata epoca storica con elementi fantascientifici del tutto anacronistici ad essa) vede protagonista la quattordicenne Nadia, ragazza dalla pelle scura ed orfana che lavora come acrobata in un circo. La giovane conosce il coetaneo Jean (appassionato di ingegneria e abile inventore) in quel di Parigi. L’incontro fortuito tra i due ragazzi darà il via ad una lunga serie di avventure che li porterà ad imbarcarsi sul futuristico sottomarino Nautilus e a conoscere il misterioso capitano dell’equipaggio, Nemo, la cui esistenza si scoprirà essere strettamente connessa a quella della nostra protagonista. Non mancheranno colpi di scena, momenti divertenti ed una gradita dose di romanticismo, che serviranno a garantire un lieto fine per quasi tutti i “buoni” della storia.
Oggi come trent’anni fa “Il Mistero della Pietra Azzurra” resta un baluardo per intere generazioni. L’anime, rudemente rimaneggiato in un primo tempo da Mediaset che lo sottopose ad inutili censure, è stato nuovamente trasmesso in Italia nel 2010 grazie al canale tematico Sky Man-ga. La serie, composta da 39 episodi, attinge alla letteratura fantastica di Jules Verne – da “Ventimila leghe sotto i mari” a “L’isola misteriosa” – . Il franchise di “Nadia dei mari delle meraviglie” (titolo originale della serie) vanta la creazione di un film-sequel, di vari brevi OAV (inediti nel Bel Paese) e di videogiochi. La sigla realizzata per l’edizione italiana (scritta da Alessandra Valeri Manera su musica e arrangiamento di Ninni Carucci) resta nell’immaginario collettivo come una delle canzoni più suggestive portate in auge dall’inossidabile Cristina D’Avena, insieme aRobin Hood”.
Numerosi sono gli elementi che hanno contribuito a trasformare “Il Mistero della Pietra Azzurra” in un anime di successo internazionale. La caratterizzazione dei personaggi – oltre ai sopracitati Nadia, Jean e Nemo, degni di nota sono i “cattivi” della prima tranche di episodi, il goliardico trio composto da Grandis, Hanson e Sanson che si trasformano rapidamente in personaggi positivi; le tematiche trattate – il contrasto natura (ben incarnata da Nadia, animalista e vegetariana) VS tecnologia (Jean incarna il prototipo del “positivista”, proiettato verso una incombente rivoluzione industriale) e la convivenza tra poli apparentemente opposti, l’accettazione del proprio destino, la morte e l’amore, l’espiazione; il character design a dir poco delizioso, eccezion fatta per gli episodi diretti da Shinji Higuchi, qualitativamente inferiori rispetto a quelli dell’amico e collega Anno. La serie è divenuta fonte d’ispirazione non solo per l’universo dell’animazione nipponica, ma anche per la cinematografia mondiale. Le vicissitudini della giovane Nadia sono attuali oggi come trent’anni fa e, proprio per questo carattere di immortalità, “Il Mistero della Pietra Azzurra” diventa a pieno titolo una serie da tramandare alle generazioni future: un’eredità preziosa.