Si è spento nella giornata di ieri, dopo un infarto che lo aveva colpito lo scorso novembre e dal quale non si era mai più ripreso. Se n’è andato senza conoscere la verità sulla morte dell’adorata figlia Serena Guglielmo Mollicone, proprio il giorno prima del nefasto anniversario della scomparsa della 18enne di Arce (Fr), rinvenuta cadavere 19 anni fa a seguito – secondo le indagini – di un violento litigio avuto con Marco Mottola, figlio di Franco, maresciallo di stanza proprio nel paese del frusinate quel lontano 1 giugno 2001.

La ricerca della verità

Serena Mollicone fu rivenuta cadavere nel boschetto dell’Anitrella, poco lontano da Arce, mani e piedi legati con del nastro adesivo; sulla testa, una busta di plastica. La ragazza, però, era già morta. Un delitto efferato, apparentemente assurdo, le cui indagini sono state caratterizzate da colpi di scena, depistaggi, confessioni a metà e suicidi inspiegabili. Sin dall’inizio di questa terribile vicenda, Guglielmo Mollicone aveva intuito che dietro la morte efferata della sua Serena si nascondesse qualcosa di molto losco, che portava irrimediabilmente alla locale Stazione dei Carabinieri. Un sospetto che non abbandonò mai l’uomo, nei confronti del quale fu compiuto un atto terribile, irrispettoso, proprio nel giorno dei funerali di Serena Mollicone: “Mai e poi mai avrei autorizzato nessuno a far prelevare un padre piangente davanti al bara della figlia. Anche se fosse stato un sospettato. Perché prima di essere un magistrato sono un padre e un uomo” ha dichiarato tre anni fa l’ex procuratore capo di Cassino Gianfranco Izzo. Si trattò di un tentativo di intimidazione o dell’ennesimo depistaggio per convogliare tutti i sospetti sul povero Guglielmo? Probabilmente non avremo mai una risposta certa. La cosa sicura, invece, è che ad oggi sono ben cinque le persone rinviate a giudizio per la morte della povera Serena. Oltre a Mottola padre e figlio, infatti, sono indagati per concorso in omicidio anche la moglie del maresciallo Mottola, il maresciallo Vincenzo Quatrale (sotto inchiesta anche per istigazione al suicidio ai danni di uno dei teste chiave dell’inchiesta, il brigadiere Santino Tuzi) e l’appuntato Francesco Suprano, quest’ultimo rinviato per favoreggiamento.

“Portiamo avanti la battaglia di Guglielmo”

La prossima udienza per il delitto di Serena Mollicone è fissata per la fine del mese di giugno e sarà la prima che non vedrà in prima fila Guglielmo Mollicone. “Il destino ha confermato di essere particolarmente crudele nei confronti di Guglielmo Mollicone – ha dichiarato amaramente il legale della famiglia, l’avvocato Dario De Santisai drammi da lui vissuti ora si somma quello della perdita della sua vita, sopraggiunta proprio alla vigilia dell’anniversario della morte di Serena“.
Una battaglia, questa, che sarà portata avanti dalla sorella di Serena Mollicone e dalla sorella e dal fratello di Guglielmo Mollicone e che non perderà minimamente quel carattere di fervente ricerca della verità che il papà di Serena ha rincorso fino agli ultimi istanti della sua esistenza. Un coraggio che ha ispirato conoscenti, parenti, ma anche persone comuni che negli anni hanno espresso affetto, cordoglio e solidarietà nei confronti dei Mollicone sin da quel maledetto 1 giugno 2001. Al fianco della famiglia anche Maria Tuzi, figlia del brigadiere morto suicida in circostanze alquanto misteriose e legate proprio al delitto di Serena, la cui famiglia è stata ammessa, assieme all’Arma dei Carabinieri, come parte civile nel processo. “Esprimo le più sentite condoglianze alla famiglia Mollicone per la perdita del caro Guglielmo: un combattente che ha lottato fino all’ultimo, per lasciarci proprio alla vigilia dell’anniversario della morte della sua adorata Serena, come se avesse volontariamente atteso questo momento – ha dichiarato la giovane donna – Ora urge andare avanti, affinché venga alla luce la verità e sia fatta giustizia“. Quella giustizia che potrebbe, dopo quasi vent’anni, ridare pace a Guglielmo, seppur dall’aldilà.