Foto – Reggina 1914

Il 107° compleanno amaranto, che ricade oggi – data simbolica ché la Reggina, come tale, ha visto la luce quattordici anni dopo – non è dei più felici della sua storia.
Confidando su una replica della straordinaria stagione scorsa, l’attuale era nata tra proclami e speranze eccessive rispetto alla realtà. E però, come ci si poteva trattenere se il primo arrivo amaranto era stato Jeremy Menez?! Un campione, fortemente limitato dal carattere, giunto a fine carriera, ma pur sempre un lusso per la serie B. Peccato, però, che il necessario potenziamento dell’organico si sia fermato al fantasista francese. Smantellata, per ragioni non del tutto comprensibili, la rosa che bene aveva fatto pochi mesi prima, sono arrivati giocatori dal curriculum importante, ma avanti negli anni. Una replica di quanto accaduto alla vigilia della scorsa stagione, quando è stata praticamente stravolta una squadra che, pur tra difficoltà di ogni tipo, aveva conquistato i play off. Le legittime perplessità dell’epoca erano state però spazzate via dall’impressionante cavalcata amaranto.
Presumendo, evidentemente, che il merito esclusivo del successo risiedesse nelle scelte compiute dalla società e della bravura dell’ (ormai ex) allenatore Mimmo Toscano, ecco allora la riconferma del tecnico reggino, ma non del gruppo dei giocatori, privato di alcuni elementi utili ed integrato, con un’avventatezza ingiustificata, da nuovi arrivi ancora più ‘stagionati’ e, soprattutto,  impoverendo pesantemente il reparto d’attacco. Sarebbe bastato pensare che la B sia basata su atletismo e tecnica, e magari ricordare con prudenza quanto accaduto nella storia amaranto con analoghi proclami. Stavolta, invece, le legittime perplessità si sono rivelate fondate.
La Reggina, alle soglie della fine del girone di andata, si trova appena sopra la zona retrocessione, avendo però già uguagliato uno dei peggiori risultati della storia amaranto in B, quello delle sconfitte ottenute nelle prime 17 giornate, ben otto come nella stagione 2009/10: la prima dopo la definitiva retrocessione dalla serie A (il record assoluto risale all’ultima stagione di B, quando a questo punto le sconfitte erano state dieci e conclusa con 21 totali su 42 gare).
Neppure lo scontato cambio in panchina con Baroni al posto del condottiero reggino (precipitato in pochi mesi dall’altare alla polvere) ha portato i risultati sperati, ma oggettivamente impensabili. D’altronde, quale allenatore potrebbe ricavare qualcosa di sostanzioso da una squadra che in ben sei occasioni non è stata in condizioni di schierare un attaccante di ruolo (mai accaduto a nostra memoria) oppure di dover ricorrere a tempo pieno al quasi quarantenne Denis, il cui impiego l’anno scorso era centellinato. Ma soprattutto, con l’indisponibilità di Menez, sono improvvisamente emerse tutte le incongruenze di una rosa inadeguata: dagli acciacchi fisici di tanti (troppi), a giocatori perennemente fuori condizione e non adatti a coprire il ruolo per il quale sono stati assunti. Pur se la situazione è seria, più di quanto indichi la classifica attuale, non è ancora irreparabile. Dal mercato, iniziato da una settimana, dovrebbero arrivare due inserimenti per reparto, a cominciare da quello avanzato, i cui limiti erano peraltro emersi già alla prima giornata, con giocatori immediatamente arruolabili e in condizioni da sostenere l’impegno per l’intera durata della gara. Perché, al di là di qualunque considerazione tecnica si faccia, il problema più grave di questa squadra è la pessima, in maniera inimmaginabile, condizione atletica dell’intera rosa, causa principale del crollo nei secondi tempi.
Accadeva con Toscano ed il suo gioco dispendioso fisicamente, analogamente con Baroni, che ha un atteggiamento meno frenetico: la Reggina ha un’autonomia di un’ora scarsa di gioco, dopo di che gli amaranto si trasformano in pedine delle quali gli avversari possono disporre a piacimento. Per il compleanno, la Reggina non ha ancora ricevuto in regalo neppure un attaccante, e gli arrivi imminenti riguarderebbero giocatori da tempo lontani dai campi di gioco ed in età avanzata: in pratica, un replay del pre campionato.
Per quanto riguarda l’aspetto atletico, la speranza è che la breve pausa abbia consentito di recuperare un po’ di energia, ma soprattutto che il nuovo preparatore atletico riesca a dare agli amaranto, da subito e sino a fine stagione, una condizione accettabile.