In principio fu Harvey Weinstein, il famoso produttore cinematografico incastrato dalle testimonianze di alcune donne cadute vittime dei suoi comportamenti molesti e lesivi: da allora, il movimento #metoo, nato sull’onda dello sdegno suscitato proprio da questa triste vicenda, ha mietuto diverse vittime illustri, l’ultima delle quali – solo in ordine cronologico – risulta essere proprio lui, il “Reverendo” Marilyn Manson, rocker dall’anima dannata e, a quanto pare, mentalmente disturbata.

La denuncia di Evan Rachel Wood

A scoperchiare il pesantissimo “vaso di Pandora” sui presunti comportamenti deviati di Marilyn Manson (all’anagrafe Brian Hugh Warner), una delle sue ex più illustri, Evan Rachel Wood. La star di “Westworld” ha recentemente ammesso che il cantante di successi come “The Beautiful People” avrebbe abusato di lei ripetutamente quando era ancora una ragazzina. Ha affidato lo svelamento del suo pesante segreto ai social network, come prassi oramai consolidata in questi ultimi anni; la bionda attrice, che ha confessato al mondo che Manson “mi ha adescata quando ero un’adolescente e ha mostruosamente abusato di me per anni. Mi ha fatto il lavaggio del cervello, mi ha manipolata per sottomettermi a lui. Sono stufa di vivere nel timore di ricatto o rappresaglia. Sono qui per accusare quest’uomo pericoloso e l’industria che l’ha sempre difeso e protetto, prima che possa rovinare altre vite. Sono dalla parte delle vittime che non vogliono più restare in silenzio“.
Un’accusa, appunto, tardiva e che sarebbe da provare, ma che ha innescato delle reazioni a catena esplose in un mix infinito di recriminazioni ai danni del rocker, nel frattempo scaricato in maniera fulminea dalla sua etichetta discografica, dal suo manager, da colleghi ed amici del mondo delle sette note. Tra le accuse più inquietanti mosse da volti noti e meno noti, le seguenti: “Manson ha costretto le fan a spogliarsi come gioco sessuale dopo uno show al SECC di Glasgow“, secondo la testimonianza della fotografa Erica Von Stein.
Stando al racconto dell’attore Corey Feldman, Marilyn Manson avrebbe abusato per anni persino di lui, mettendo addirittura a dura prova la sua stabilità mentale offrendogli cocaina e interrompendo così i suoi “cinque anni di sobrietà“. Al racconto di Feldman fa eco quello della cantautrice Phoebe Bridgers, che ha svelato ai media della presenza, all’interno dell’abitazione di Manson, della tristemente nota “stanza dello stupro“. “Sono andata a casa di Manson quando ero adolescente con alcuni amici. Ero una sua grande fan. Lui si riferiva ad una stanza della sua casa chiamandola ‘stanza dello stupro’. Pensavo fosse solo il suo orribile senso dell’umorismo, ma ho smesso di essere una fan“.

La voce fuori dal coro

Le accuse all’indirizzo dell’artista si fanno man mano sempre più colorite, quasi assurde, tutte comunque da provare. Dalle minacce con arma da fuoco, alle più che discutibili riprese fotografiche con una GoPro sotto la gonna di Ellie Roswell, dalle accuse di razzismo mosse sempre dalla Wood (“Disegnava svastiche sul mio comodino quando era arrabbiato con me“) alle indiscrezioni riportate da Amber Heard (la quale, a sua volta, sta vivendo un travagliato divorzio con l’attore Johnny Deep, anch’egli accusato di maltrattamenti proprio dalla Heard) che dipingerebbero Marilyn Manson come un maniaco ossessivo che sognava di “Spaccare il cranio della Wood con una mazza“. Pare, insomma, che il mondo intero abbia scoperto che il signor Brian Hugh Warner è un pericoloso, potenziale femminicida. E mentre una delle paladine del #metoo sin dai tempi della battaglia di Asia Argento contro Weinstein, Rose McGowan si schiera senza se e senza ma al fianco della Wood e di altri volti meno noti (almeno sinora) dello showbiz a stelle e strisce, a fare notizia è una voce fuori dal coro.
Dita Von Teese – attrice e star del burlesque, sposata con Manson dal novembre 2005 al dicembre 2006 – interpellata sulle accuse mosse ai danni del suo ex consorte, ha così spiegato le ragioni che hanno portato la coppia a dirsi “addio” per sempre: “I dettagli resi pubblici non corrispondono alla mia esperienza personale, durante i sette anni di relazione con lui. Se ciò fosse successo, non l’avrei sposato nel dicembre del 2005. L’ho lasciato dopo poco più di un anno a causa dei suoi tradimenti (pare che Manson avesse intrapreso una relazione extraconiugale proprio con Evan Rachel Wood, allora 19enne, n.d.r.) e della sua dipendenza dalle droghe”.
Una difesa, seppur parziale, dunque, che getterebbe qualche ombra sulla sfilza di accuse mosse ai danni del “Reverendo” (attualmente sposato con la fotografa Lindsay Usich, secondo alcuni rumors anch’ella vittima di molestie indicibili), che ha deciso infine di fornire la sua versione dei fatti, in attesa che venga fatta luce su tutta la squallida faccenda. “Le mie relazioni intime sono sempre state del tutto consensuali con partner che la pensano al mio stesso modo. Indipendentemente da come e perché altri scelgono di travisare il passato, questa è la verità“. La verità, appunto: riusciremo mai a scoprire chi ha ragione?