Ventuno anni fa la Reggina di Lillo Foti, centra la storica promozione in Serie A

Tra le tante imprese storiche della Reggina c’è quella della prima promozione in Serie A, sognata per tanti anni da una città intera, che in passato se l’è vista sfuggire per un soffio. Il 13 giugno di ventuno anni fa, il sogno diventò realtà grazie ad una società che già in quegli anni era un modello da seguire per il suo modo di operare e fare calcio. La Reggina del presidente Foti, affiancato dal ds Martino e dal Direttore Generale Iacopino, nel corso degli anni avevano consentito alla società di crescere facendo una politica basata sul settore giovanile e sulla valorizzazione di tanti talenti.
Dopo il ritorno in Serie B nel 1995, la Reggina ha alzato sempre più la famosa asticella partendo dall’obiettivo salvezza per poi arrivare poi alla prima promozione storica in Serie A. La stagione 98/99 presentava una Serie B davvero forte: poteva definirsi una seconda Serie A per le squadre presenti, basti pensare all’Atalanta, Napoli, Brescia, Verona, Pescara, Torino, Lecce, Genoa, tutte con una tradizione gloriosa nel calcio italiano. Quella Reggina, anche questa volta, si era presentata con tante scommesse da vincere, a partire dall’allenatore. Dopo l’ottimo sesto posto della stagione precedente sotto la guida di Franco Colomba, quest’ultimo non poteva dire no alla Serie A accettando la chiamata del Vicenza e portandosi dietro il reggino Morabito. L’erede di Colomba, Elio Gustinetti, è un allenatore emergente che aveva ottimamente impressionato in Serie C con il suo Lumezzane. Il tecnico bergamasco, all’esordio su una panchina di Serie B, poteva contare su una rosa tutto sommato buona, ma non tale da poterla immaginare tra le favorite per la promozione.
Era una Reggina che poteva contare sulla vecchia guardia rappresentata dai senatori Poli e Giacchetta, elementi d’esperienza come Napolitano, Ziliani, Orlandoni e Martino, piacevoli conferme come quella di Pinciarelli, Diè, Di Sole e Campo, giovani di belle speranze come Briano, proveniente dal Gualdo, formazione di Serie C, senza poi dimenticare i gioielli del settore giovanile come Belardi, Cirillo e Mesto. Tra i nuovi arrivi, qualcuno aveva deluso le attese, su tutti l’attaccante argentino Yaqué, protagonista di un ottimo precampionato, ma che poi non si confermò in avvio di stagione concludendo anzitempo la sua esperienza in Italia, come anche l’esperto difensore brasiliano Paulo Pereira, arrivato in amaranto praticamente sul finire della sua carriera e che lasciò anche lui l’Italia in maniera anticipata. Per la Reggina, dopo un avvio stentato, fu brava la dirigenza nel mercato autunnale ad apportare prontamente i giusti correttivi, con gli arrivi di Possanzini, Sussi, Firmarni, Tomic, Artico. Tutti loro nei rispettivi ruoli hanno fatto la differenza facendo cambiare marcia alla squadra amaranto, che aveva trovato in Artico il bomber che mancava, in Possanzini la tecnica e la velocità, in Sussi la corsa, in Firmani il cervello a centrocampo e con Tomic chili e centimetri all’occorrenza.
Con l’arrivo di questi giocatori, il campionato della Reggina ebbe la svolta definitiva, riuscendo a trovare una continuità di prestazioni e risultati, tanti da metterla in corsa per la lotta promozione. Nel mercato di gennaio, ad alimentare la qualità della rosa, ci pensò il ritorno di un figlio del Sant’Agata, vale a dire Francesco Cozza, tornato a casa dopo un girovagare per l’Italia vestendo maglie importanti tra Serie A e Serie B. Con Cozza, la Reggina aveva fatto capire a tutti che ci sarebbe stata anche lei a guadagnarsi un posto tra le prime quattro. Chiaro che non sono mancati momenti difficili: nel corso del girone di ritorno, bomber Artico per un periodo non trovava più la via del goal e ci fu qualche pareggio di troppo, ma la squadra non si è mai scomposta. Arrivarono successi preziosissimi, ottenuti con diretti avversari del calibro di Treviso e Brescia; specie contro quest’ultima fu una vittoria pesante, decisa da una prodezza di Cozza, abituato a firmare goal pesanti. Arrivati ad un momento decisivo del campionato, la Reggina era lì a giocarsela con tutti, fino a quando la brutta sconfitta in casa del Chievo, da sempre bestia nera degli amaranto, non mise seriamente in bilico la possibilità di centrare un obiettivo storico. Il pesante 3-0 del Bentegodi, rimediato a sei giornate dal termine, costrinse la società ad un cambio di panchina che lasciò di stucco tutto l’ambiente amaranto.
Decisione forte e coraggiosa da parte della società del presidente Foti, che optò per riportare in riva allo Stretto uno degli allenatori più esperti e preparati della categoria, Bruno ‘Maciste’ Bolchi. Un allenatore che sapeva sin da subito che il suo secondo percorso alla Reggina sarebbe durato poco, ma per lui è stato più che sufficiente per trasmettere alla squadra la giusta serenità e tranquillità per continuare a lottare per l’obiettivo promozione. Nelle ultime sei giornate restanti, la squadra ha continuato il suo cammino costruendo la sua promozione in trasferta, trionfando sui campi di Cosenza e Pescara: importante il successo in casa di quest’ultimi. Il successo all’Adriatico, che non rievocava bei ricordi per la Reggina avendo perso dieci anni prima lo spareggio-promozione ad opera della Cremonese, fu invece fondamentale per l’ultimo salto per volare nella massima serie.
Prezioso fu nella domenica successiva il pareggio casalingo con la Ternana, che consentì alla Reggina di presentarsi all’ultima giornata per poter realizzare un sogno in casa di un Torino già promosso. Era il 13 giugno del 1999, c’era una città unita che non attendeva altro che abbracciare la storia. Tantissimi reggini a invadere la città della Mole, chi è invece rimasto a Reggio Calabria ha potuto seguire sotto un sole cocente la partita del Delle Alpi a Piazza del Popolo, dove era stato posizionato un maxi schermo. Quel pomeriggio il Delle Alpi era un teatro di festa, dove amaranto e granata erano una cosa sola. Alla Reggina bastava solo vincere per fare la storia e così accadde, anche se la partita non fu facile come sarebbe potuto sembrare. Gli amaranto trovarono il vantaggio dal dischetto con Cozza, replicò il Torino con il solito Ferrante che diventò l’attaccante più prolifico della cadetteria, ma la storia si fece con la rete di Martico, il quale regalò alla Reggina i tre punti più belli di sempre che valsero la Serie A. A Reggio Calabria si scatenò l’apoteosi: la Serie A non era più un sogno ma una vera bellissima realtà. Da quel momento, Reggio Calabria e la Reggina furono sulla bocca d’Italia e d’Europa scrivendo negli anni successivi pagine importanti del nostro calcio. Son passanti ben 21 anni da quella bellissima giornata, che ogni reggino porterà per sempre nel proprio cuore; quel trionfo è stato figlio di una società lungimirante e di una città che sa come arrivare in alto senza temere alcun ostacolo.

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