Nino Barillà si sta godendo le meritate ferie nella sua Reggio Calabria dopo le ultime faticose partite giocate con la maglia del Parma, che però hanno regalato ai ducali la promozione in serie A. Tornato quindi in massima serie dopo la sua prima grande esperienza con la Reggina oltre dieci anni fa, Nino ha incontrato noi di “A Punta di Penna” in un locale del centro città per raccontarci le sue esperienze passate e confidarci i suoi progetti futuri.

Nino, a quanti anni hai iniziato a giocare a calcio e come mai?

Avevo 4 anni ed iniziai a giocare con mio cugino, che di anni invece ne aveva 6; ed ho iniziato così, proprio perché mi sono lasciato trascinare in campo, anche se chiaramente il calcio mi piaceva! Addirittura, mio padre mi diceva sempre che ero troppo attaccato al pallone, ma il mio primo ricordo sportivo è stato proprio questo: che vedevo mio cugino giocare e gradualmente mi ci sono appassionato anch’io.

Domanda un po’ scontata: con quale squadra hai iniziato la tua avventura calcistica?

La Reggina, ovviamente, ma solo per quanto riguarda la carriera professionistica, mentre la prima vera squadra in cui ho incominciato a militare da piccolo è stata la Catonese; poi all’età di 13 anni sono passato ufficialmente agli amaranto e da lì è partita tutta la trafila che mi ha successivamente portato in prima squadra.

Hai un motto di vita che applichi anche nello sport?

Sì: il mio motto, anzi il mio imperativo, è “non abbatterti mai”; mi reputo infatti uno che nelle difficoltà riesce sempre a tirare fuori qualcosa che può cambiare in positivo la stagione.

Che ricordi hai dell’esperienza di Trapani? E’ parsa a tutti abbastanza positiva.

Confermo! Trapani è stata per me un’ottima esperienza perché si era venuta a  formare non una squadra, ma una famiglia; io sono stato sin da subito accettato e “coccolato” da tutti, soprattutto dagli addetti ai lavori. A Trapani eravamo riusciti a coronare un sogno che poi si è avverato concretamente a Parma perché, dico la verità, anche lì si è verificata la stessa cosa, magari c’è voluto un po’ più di tempo, ma ugualmente si è formata una grande famiglia. Trapani è stata “conquistata”, se mi concedete il termine, perché non era concepita come una squadra per vincere il campionato, in quanto il vero obiettivo era la salvezza, e giunti a cinque-sei giornate dalla fine abbiamo dato il massimo collezionando otto vittorie consecutive ed eguagliando quasi il record della Juventus (nove vittorie di seguito, n.d.r.); m’inorgoglisco a pensare che siamo stati una delle poche squadre a riuscirci.

Come sicuramente avrai saputo, Alessandro Lucarelli ha annunciato il suo ritiro dal calcio. Cosa ne pensi?

Su Alessandro, secondo me, non c’è bisogno di dire niente: era chiaramente un leader già a Reggio (quando aveva la fascia da capitano nella Reggina) e a Parma ha poi trovato la sua casa, anzi ha proprio fatto la storia del club guidandolo anche in momenti molto difficili. Insomma, ha sempre avuto tutti numeri di un grande professionista ed ha continuato ad esserlo fin quasi ai 40 anni, recuperando anche un infortunio al menisco in appena 15 giorni, una cosa non da poco alla sua età, ed è proprio da particolari come questo che si riconosce il vero professionista.

Quest’anno sei tornato in serie A dopo i fasti con la Reggina; pensi di rimanere a lungo a Parma?

Per il momento sono legato al club gialloblu con un contratto di due anni, poi si vedrà. La piazza parmense è molto ambita e la squadra è importante, quindi ci saranno in futuro degli acquisti degni della sua reputazione. Vedremo, appena comincerà il campionato, come si evolverà la rosa dopodiché faremo le nostre valutazioni tranquillamente, senza problemi o pregiudizi. Comunque, dopo tanti anni trascorsi in B, non vedo l’ora di ricominciare a giocare in massima serie per tornare a misurarmi ad alti livelli, come già successo con la Reggina. Quello fu un anno molto bello, anche se terminò con una retrocessione.

Restiamo in ambito amaranto: il tuo ricordo di quella Reggina che compì l’impresa di restare 9 anni in serie A?

E’ un ricordo che porto sempre dentro di me, anche se questi ultimi anni sono stati sofferti per gli amaranto, ma seguire la Reggina è e resterà sempre una bella emozione, quindi non posso che avere ricordi positivi perché il club e il presidente Foti mi hanno permesso di confrontarmi per la prima volta in serie A e posso solo dire grazie a tutti, oltre ad essere un grande tifoso amaranto!

Una tua valutazione personale sull’ex presidente Lillo Foti?

E’ stato una persona che mi ha dato tanto; con lui ho avuto l’opportunità di confrontarmi con grandi professionisti, mi ha fatto crescere e capire cosa vuol dire essere un calciatore professionista, cioè lavorare, impegnarsi, dedicare il tuo tempo al pallone fino in fondo; ecco, queste sono state le cose che lui mi ha insegnato di più, insieme ovviamente ai tecnici che aveva scelto.

Che rapporti hai con i tuoi vecchi compagni e con la città di Reggio?

Reggio è casa mia e con i vecchi compagni mi sento spesso; con loro è sempre bello vedersi e chiacchierare del più e del meno. La Reggina è stata la nostra casa per diversi anni e questo nessuno di noi potrà mai dimenticarlo.

Tornando al Parma, c’è una certa differenza di entusiasmo tra Reggio e la città emiliana? 

Il Parma è seguito da moltissimi tifosi e c’è un ottimo rapporto tra società e supporters, in cui il club ducale riesce a dare tanto partecipando a diverse iniziative e ad essere sempre presente. Devo dire che l’affetto dei tifosi si sente parecchio allo stadio Tardini, dove ad ogni incontro abbiamo una presenza fissa di 15.000 persone, e posso affermare con orgoglio che siamo una delle poche squadre italiane che riesce a portare un numero così alto di tifosi ad ogni partita. Quando giochiamo in casa, il pubblico riesce ad essere il dodicesimo uomo in campo dandoci sempre una mano!

Quindi, se dovesse capitare la possibilità, ti trasferiresti a Parma in pianta stabile?

Beh, come ho detto prima, la mia casa è e resterà Reggio Calabria; quando in futuro sentirò di dover dire basta al calcio (spero il più tardi possibile!), so già che tornerò qui, dove ci sono la mia famiglia, i miei amici e i miei più grandi sostenitori. Ho stretto tante amicizie in giro per l’Italia, però casa mia è casa mia e non riesco ad immaginarmi all’infuori di Reggio.

Come vedi il prossimo campionato in massima serie con il Parma?

E’ noto a tutti che la serie A è un campionato difficile, dove a volte il cuore non basta ma servono anche i mezzi tecnici e fisici. Il Parma è una società che ha comunque tutte le carte in regola per condurre una stagione importante e levarsi grandi soddisfazioni.

Come ti ritroveresti in Nazionale con Roberto Mancini?

Vi dico la verità: per ora quello è l’ultimo dei miei problemi (ride). Sognare è bello, ma ci sono momenti in cui è meglio restare con i piedi ben saldi a terra, quindi adesso penso solo a ritagliarmi un ruolo importante a Parma.

Se dovesse verificarsi la possibilità, torneresti a giocare nella Reggina, magari aspettando che torni almeno in serie B?

Per ora penso solo a portare a termine il mio contratto con il Parma, per il resto non c’è da valutare: se ci dovesse essere la possibilità, potrei tornare con grande gioia ad indossare la maglia amaranto.

Cosa vuol dire per te il mestiere di calciatore?

Molti pensano che giocare a calcio sia solo un divertimento ben pagato, ma in realtà è un lavoro che comporta tanti sacrifici: ci si allena tutti i giorni ed è uno sport che ti ruba tantissimo tempo, influisce molto sull’alimentazione e sui tuoi ritmi giornalieri. Qualcuno potrebbe obiettare che questi sacrifici non siano poi ‘sto granché, ma quando hai 18 anni e non puoi andarti a fare una semplice serata con gli amici il sabato sera perché il giorno dopo devi giocare ti pesa molto; non sarà un grandissimo sacrificio però lo senti come una limitazione ed è a questo punto che capisci se hai la forza di volontà per andare avanti e cercare di raggiungere un obiettivo, a mio modesto parere.

Cosa progetti di fare un domani?

Non sto pensando al domani, adesso sto vivendo giorno per giorno. Magari ci rifletterò molto più avanti nel tempo.

 

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