Vogliamo reggini che siano orgogliosi di essere di Reggio Calabria”: è stata l’esortazione che Stefano Musolino, sostituto procuratore del Tribunale di Reggio, ha rivolto alla platea di studenti che ha affollato l’auditorium dell’istituto professionale alberghiero e turistico di Villa San Giovanni, dove in mattinata si è svolto un incontro nell’ambito delle attività della scuola su ‘Giustizia e legalità‘, organizzato in collaborazione con l’associazione Biesse. Non è andato per il sottile il procuratore: “Forse ho una visione particolare della società, considerato che il mio lavoro mi porta a vedere sempre la sua parte peggiore, e mi piacerebbe capire quale possa essere il punto di vista dei giovani – ha esordito – e per questo vorrei comprendere come immaginano il loro futuro, se pensano possa essere qui nella loro terra oppure altrove”.
All’ovvia risposta collettiva arrivata dagli studenti – “dovremmo andare via” – Musolino si è parzialmente spogliato del suo ruolo istituzionale per menare fendenti: “Se i migliori se ne vanno, qui non cambierà mai nulla; ma restare significherà non essere neutrali. In questo territorio non ci ha fregato solo la ndrangheta, ma la ndrangheta insieme con la politica e l’imprenditoria, che hanno imposto regole a cui nessun imprenditore serio è disposto a sottostare. E’ da tempo in vigore un patto tra ndrangheta, politica, massoneria che ci rende inermi, senza prospettive. Nel territorio reggino ci sono più interdittive antimafia e commissioni d’accesso che nel resto d’Italia. Insomma, le nuove generazioni stanno perdendo il diritto fondamentale di vivere nella loro terra, trasformate in manodopera a basso costo: si stanno ricreando le condizioni di una volta, quando c’è stato l’esodo da questo territorio per andare altrove a svolgere a poco prezzo i lavori che nessuno vuol fare”. E pure le prospettive politiche non rassicurano, tutt’altro: “I progetti di autonomia regionale peggioreranno ulteriormente le nostre condizioni”.
Ma allora, che fare? “Giovani, ribellatevi! Non siete inferiori agli altri. Non isolatevi, ma lottate insieme per vedere riconosciuto il diritto naturale di vivere felici nella vostra terra”. Introdotto dalla dirigente scolastica dell’Ipalb, Carmela Ciappina, all’incontro, moderato da Bruna Siviglia, presidente di Biesse, hanno partecipato pure il garante dei detenuti di Reggio Calabria, l’avvocato Agostino Siviglia, e l’avvocato Raffaele Barillaro, padre del magistrato Michele, morto sei anni fa in circostanze poco chiare.

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