Altro appuntamento del nostro amarcord di volti e bandiere del calcio amaranto degli anni 60’. Ai microfoni di “A Punta di Penna”, un altro importante calciatore del passato: il difensore della Reggina Carlo Mupo, che ha raccolto l’invito a raccontarsi, oltre a tracciare il profilo dei suoi trascorsi calcistici e da dirigente.                                 
Chi scrive, lo ricorda come calciatore agile, pratico, essenziale, con il senso della posizione in campo, dotato di tecnica particolare ed elegante nel portarsi al contrasto diretto avversario. Alle spalle, una straordinaria carriera iniziata con il Foggia in IV serie nel 1956. L’anno successivo passò al Bari rimanendovi per sette stagioni, quattro in serie A e tre in serie B, collezionando in tutto 125 presenze. Nel 1964 il trasferimento alla Reggina in serie C, dove ottenne la promozione in serie B, la prima nella storia della squadra calabrese. In riva allo Stretto giocò poi tre stagioni, fino al suo ritiro. Vestì la maglia amaranto 84 volte, siglando anche due reti. Non abbandonò il mondo del calcio continuando a dare il suo autorevole contributo come segretario dell’Associazione Italiana Calciatori (AIC) e poi come dirigente di Milan, Roma ed Avellino.                                                                                

La laurea e la nascita dell’AIC                                                                                                                     

Studente di Economia e Commercio, mantenendo i tempi canonici, conseguì la laurea nel 1965 tenendo fede, dice, “alla promessa – non voleva che io giocassi al calcio – fatta a mio padre”.                                                                                               Incontrò poi, alla Compagnia Atleti di Roma, Sergio Campana. Da quell’amicizia, “scaturì l’idea di creare un’associazione idonea a tutelare in qualche modo i calciatori. All’epoca, frequentavamo l’università e nel contempo riuscimmo insieme ad organizzarla come gruppo e, devo dire, con buoni risultati, dato che divenne molto importante.” Allora, precisa, “non esisteva uno status giuridico che potesse tutelare un calciatore, le garanzie erano poche e non si era assistiti da nessun ente”. Nacque così l’ A.I.C, con Campana presidente e Mupo segretario. Ne facevano parte nomi prestigiosi del calcio italiano del tempo come Bulgarelli, Corelli, Losi, De Sisti, Rivera, Mazzola, Sereni, Castano ecc.                                           

Dirigente del Milan                                                                                                        

Finita l’attività agonistica, “intrapresi la carriera di dirigente supportato anche dal titolo di studio conseguito. A quel tempo, la società rossonera cercava persone abbastanza preparate. Fui così inserito nei quadri del club, dove mi trovai peraltro molto bene”. In un’intervista dell’epoca diceva l’Avv. Sordillo: “Al dr. Mupo si attribuiscono diverse qualità per essere non solo il primo funzionario del Milan, ma anche una persona competente di legislazione sportiva” .                     

Il momento del calcio e il Covid-19                                                             

Nella sua lunga chiacchierata, l’ex amaranto non disdegna di volgere la sua attenzione all’attuale momento del calcio italiano. “E’ una fase molto delicata della nostra esistenza e per tutto il calcio. Del Covid-19 non si sa ancora molto ed è per questo che permane comunque l’interrogativo su cosa potrebbe succedere domani. Bisognerà vedere come si comporteranno la Federazione ed i nostri tecnici”.

Il settore giovanile e il passato nella Reggina

“Il settore giovanile è sempre stato un punto nevralgico. Qualche possibilità in più oggi c’è per curare i giovani, che secondo me – sottolinea – sono un po’ messi in difficoltà da un sistema in cui la figura del procuratore è preminente. Oggi si pensa meno al calcio inteso come sport vero e proprio”. Il suo elegante excursus, quando si parla dei colori amaranto, è un susseguirsi di emozioni fatte di colpi di testa, anticipo dell’avversario e marcature strette ed eleganti.                              Della sua Reggina, di Granillo, Maestrelli e Dolfin ne parla con piacere il dr. Mupo, facendo intuire di avere la maglia amaranto ancora cucita sulla pelle. Granillo, ricorda, “era una persona competente, affabile e poliedrica; ha dato grosse soddisfazioni al calcio amaranto ed alla città”. “Il merito della promozione in B va anche a Maestrelli e Dolfin, che di concerto con il presidente fecero scelte mirate, rivelatisi determinanti nell’allestimento di una  squadra composta da giocatori giovani e bravi”.

Il bel calcio e Vito Florio

“Il calcio dei miei tempi mi ha divertito. Era diverso rispetto al modo in cui viene interpretato oggi. La Reggina di allora – ricorda con la voce nostalgica – esprimeva un bel gioco, grazie anche a calciatori come Florio. Era un piacere vederlo giocare, era bravo e secondo me, qualitativamente, per rendimento e tecnica ha dato molto per la squadra”.                               Con la casacca amaranto“ho ricoperto praticamente tutti i ruoli del reparto difensivo. Devo questa duttilità proprio a Maestrelli, lungimirante tecnico emergente di quel tempo. Allora giocavo nel Foggia e, conoscendo bene le mie caratteristiche tecniche, mi volle fortemente alla Reggina”.

Il rapporto con i compagni

“Credo di essere stato un calciatore abbastanza socievole e comunicativo. Mi piaceva stare con i compagni. Tra noi c’era una stima reciproca” confermata dal suo grande amico e compagno di squadra Giovanni Toschi, che così lo descrive: “Oltre ad essere un vero campione, un signore nel calcio e nella vita, ha sempre avuto grande rispetto per tutti.  L’ho sempre ammirato per la sua intelligenza. Aveva un gioco sempre fluido, ma la sua vera forza era l’anticipo. Tecnicamente molto dotato, era un calciatore molto versatile. E’ stato per me soprattutto un maestro di vita. Tra i suoi insegnamenti, il rispetto per la maglia, per gli avversari e per il pubblico. Tutti aspetti di cui ho fatto tesoro e che hanno impreziosito la mia carriera”.

La Reggina di oggi

Il club amaranto ha lavorato egregiamente. Per me è una squadra preparata per poter fare il grande salto di categoria. Per i risultati che società e squadra stanno dando, vuol dire che hanno creato veramente qualcosa di buono. Non è un caso se la Reggina è prima in classifica nel suo girone. Ora, come ai tempi della prima promozione in cadetteria, potrà finalmente tornare nel calcio “vero”.

Il ricordo della città

“L’aria di Reggio non si può dimenticare. Ricordo con piacere quando si girava per la città e per il Corso. Ho girato parecchio in Italia e posso dire che è difficile trovare posti come Reggio dove si stava veramente bene. La città mi è sempre piaciuta. Mi sento spesso con Arturo Campagna e ancora oggi ci sono persone, che incontro spesso anche a Roma, che mi invitano a ritornarvi”.

Il pubblico

“Io, che ho conosciuto e frequentato il mondo del calcio, posso ben dire che il pubblico reggino, anche in termini di rapporti umani, ha sempre espresso qualcosa di molto particolare. I reggini ed i tifosi amaranto mi hanno voluto bene. Sono rimasto piacevolmente impressionato dal loro calore, dall’attaccamento dimostrato nei confronti di noi calciatori e per come ci hanno sempre sostenuto in campo e fuori.” Spero, conclude, “di poter venire a salutare la città e festeggiare con i tifosi questo importante successo. Reggio e la Reggina meritano di tornare in serie B”.