Sabrina Rizzo

Mens sana in corpore sano, dicevano i latini. Se la salute fisica è – spesso anche eccessivamente – tenuta sotto controllo con diete e palestra, non sempre riusciamo a dedicare la stessa premura anche alla nostra sfera emotiva. Questo 2020 è stato disastroso sotto diversi aspetti: la pandemia da Covid-19 non ha solo messo a dura prova il nostro sistema sanitario, ma anche la nostra mente, le nostre emozioni e il nostro equilibrio mentale. Non tutti riescono ad ammettere apertamente di avere bisogno di un supporto psicologico: nonostante l’evoluzione in diversi campi, infatti, questo argomento resta un tabù. La buona notizia, però, è che l’approccio psicologico a pazienti grandi e piccini ha vissuto un notevole momento trasformativo, associando alle classiche sedute nuovi e più stimolanti approcci.
Di equilibrio emotivo e di tecniche di rilassamento contemplative abbiamo parlato con Sabrina Rizzo, originaria di Decollatura (CZ) ed attualmente residente in Puglia, dove si era trasferita già da tempo per svolgere la sua professione di assistente sociale in ambito psichiatrico, esperienza grazie alla quale ha ampliato le proprie competenze creando da sola un Centro di Yoga/Counseling Professionale/ Spiritualità della Nuova Era, dal nome “India – Il Sole D’Oriente”, che si occupa della Persona nella sua integrità, con attività di Counseling Professionale, Problem Solving, Educazione Emozionale, Yoga per adulti e bambini, Yoga della Risata, Reiki New, Meditazioni, Attività sulla Spiritualità della Nuova Era. Una professione, questa, che è per Sabrina Rizzo un autentico stile di vita; cerchiamo di carpirne i segreti attraverso questa intervista.

1 – Quanto è importante un approccio psicologico multidisciplinare in un periodo storico complesso come quello che stiamo vivendo? Innanzitutto devo dire che viviamo in un’epoca avvantaggiata rispetto ai nostri nonni, ma anche rispetto ai nostri genitori: ci sono oggi molte più conoscenze rispetto al passato, parliamo di educazione emozionale (quando le emozioni in passato erano tabù) e di ridere a crepapelle (Yoga della Risata) per espellere più tossine e lavorare sull’inconscio, approcci nuovi come tanti altri che risultano d’importanza fondamentale per raggiungere i saperi del corpo, della mente e dell’anima e per ritrovare il piacere di vivere in armonia con sé stessi e con tutto ciò che ci circonda, “Nonostante Tutto”  – ripeto – “Nonostante Tutto”. E’ questo che fa la differenza.

2 – Hai ampliato il tuo già notevole ventaglio di competenze con il Counseling Professionale: in cosa consiste esattamente questa disciplina? Il Counseling (Consulenza) affonda le proprie radici nei servizi sociali e di orientamento, soprattutto per i reduci di guerra, nei Paesi anglosassoni negli anni ’50, utilizzando lo strumento cardine attuale dei servizi sociali, ossia la relazione d’aiuto, evolvendola in una geniale ri-concettualizzazione d’aiuto. È stato per me un tornare alle origini della mia professione per perfezionarla con la parte più in linea con la mia attitudine: la relazione e la comunicazione in grado di facilitare un percorso di auto-consapevolezza nel cliente, affinché trovi dentro sé le risorse per aiutarsi. Il Counseling Professionale è un’attività il cui obiettivo è il miglioramento della qualità di vita del cliente, sostenendo i suoi punti di forza e le sue capacità di autodeterminazione. Esso offre uno spazio di ascolto e di riflessione, nel quale esplorare difficoltà relative a processi evolutivi, fasi di transizione e stati di crisi e rinforzare capacità di scelta o di cambiamento, ritrovando le proprie risorse interne al fine di superare difficoltà momentanee. Nel Counseling cerco di cogliere quello che la persona mi sta dicendo e di aiutarla a diventare consapevole di quello che sta provando. Mi piace pensare alla frase di Rollo May: “Quello che tu sei, parla così forte che non riesco a capire cosa dici.

3 – Notevole interesse ha suscitato la tua proposta dedicata ai bambini, con sedute di Yoga pensate appositamente per loro: in quali casi consiglia ad un genitore di avvicinare il proprio figlio a questa disciplina? Quali i benefici? Lo Yoga per bambini non è una semplice trasposizione dello Yoga per adulti: il Balyayoga (il metodo con il quale mi sono formata) utilizza un approccio diverso, supportato da metodi scientifici, affinché i più piccoli possano avvicinarsi a questa disciplina in modo sano, sicuro e giocoso. E’ proprio attraverso il gioco che il bambino esplora il proprio sé, risvegliandone le potenzialità fisiche, psichiche ed interiori, permettendo di prevenire diversi disturbi e disagi fisici e psichici, rafforzando il suo carattere ed insegnandogli a gestire i conflitti interiori, in modo che il bambino possa avere una personalità equilibrata, autonoma e libera da condizionamenti (la natura retta della personalità si semina durante l’infanzia). Questo è un cammino di cultura che accompagna la crescita del bambino (dai 3 ai 14 anni); nei bambini bisognosi di attenzioni particolari, attraverso l’esperienza sul campo, ho affiancato a questo metodo (Balyayoga) il mio approccio personale, utilizzando la mia disciplina, l’Ikigai Yoga (e utilizzando il Counseling) con laboratori personalizzati, applicando le metodologie di problem solving, role playing, ascolto attivo, e laboratori sulle emozioni sulle dinamiche familiari e conflitti relazionali; si riesce così a completare il lavoro anche all’interno dell’ambiente familiare e creare e/o facilitare la comunicazione. Tutti i bambini dovrebbero crescere accompagnati dalla disciplina yogica. Come sostiene il Dalai Lama: “Se ad ogni bambino di otto anni venisse insegnata la meditazione, riusciremmo ad eliminare la violenza nel mondo entro una generazione“.

4 – Yoga, Reiki, Massaggio Sonoro: quali sono le differenze tra le diverse tecniche da te proposte e a chi sono indirizzate? Lo Yoga è una disciplina millenaria nata in India. La parola “Yoga” significa in sanscrito “Unione“, unisce il corpo e la mente tra loro e con la Coscienza Universale. Lo Yoga è stato principalmente inteso come mezzo di realizzazione e salvezza spirituale, quindi variamente interpretato e disciplinato a seconda della scuola. Oggi l’approccio allo Yoga non è più “mistico o trascendentale” come venti anni fa, ma è un approccio terapeutico, consigliato dagli specialisti in caso di stress, ansia, insonnia, depressione e altri disturbi della sfera psico-emotiva. Esistono diversi stili di Yoga; io in particolare mi occupo di Hatha Yoga (che è uno stile classico ed è la base per iniziare a praticare lo Yoga) e di Vinyasa Yoga che è una forma dinamica di sequenze coordinate dalla respirazione, quindi uno stile energico, la cui pratica migliora la forza, la flessibilità e l’equilibrio. La pratica dello Yoga deve essere personalizzata: ogni individuo ha esigenze diverse ed è necessario valutare attentamente le necessità e le problematiche della persona per essere utile alla sua salute psicofisica, perché lo Yoga ha i suoi benefici ma anche le sue controindicazioni. Lo Yoga può essere praticato da chiunque e aggiungerei che è la base da cui partire per un percorso di crescita personale, associando ad esso il lavoro introspettivo individuale, personalizzato sul singolo allievo per i suoi specifici bisogni che sono in continua evoluzione, con la disciplina “Ikigai Yoga“. Il Reiki è una disciplina spirituale giapponese usata come forma terapeutica alternativa per il trattamento di malanni fisici, emozionali, mentali e spirituali. Nel Reiki la malattia non è altro che la manifestazione sul piano fisico di uno squilibrio energetico; la sua funzione principale è quella di ristabilire un equilibrio e di permettere alla salute e alla vitalità di manifestarsi. Anche in questa disciplina ho coniugato il mio approccio personale, permettendo di andare oltre i classici trattamenti di Reiki, con una seduta personalizzata che permette di avviare un percorso di consapevolezza, accoglienza e maturazione della propria storia personale , e di lavorare dove c’è bisogno in modo olistico. Questo è il Reiki New, consigliato a tutti coloro che desiderano conoscere tutti i livelli dell’Essere Umano. Le Campane Tibetane infine appartengono al mondo del suono nella sua forma primordiale ovvero quello della vibrazione. Esse venivano e vengono utilizzate nella pratica religiosa Buddista per riproporre il suono “OM” e fungono da supporto alla meditazione e alla preghiera dei Monaci Buddisti. Attualmente vengono utilizzate anche nella pratica dello Yoga, nella meditazione e nei massaggi sonori per regalare un nuovo benessere, grazie alla varietà dei loro suoni armonici, alla durata e alla purezza del suono emesso che crea un profondo stato meditativo, intervenendo direttamente sulle onde cerebrali consentendo un riequilibrio dei ritmi vitali, armonizzando ed energizzando il sistema bio-energetico. Particolarmente amate dai bambini, le Campane Tibetane creano atmosfere magiche nelle quali chiunque si abbandona in un totale rilassamento. Inoltre è importante far conoscere la “terapia vibrazionale“: anch’essa, infatti, si prende cura della persona nella sua totalità, lavorando direttamente alla radice dei problemi, cioè sullo “stato dell’anima” e lo regolarizza. In questo caso si ricorre a rimedi vibrazionali (essendo l’essere umano costituito non solo di corpo fisico ma anche di un corpo energetico, un corpo animico  e un corpo spirituale). I rimedi vibrazionali utilizzati sono: la diagnosi psichica (la ricerca degli organi collegati a quello “sofferente”), la terapia di coscienza (strumento di percezione di tutti i momenti significativi del paziente), l’attivazione alla sensibilità psichica (conosciuto anche come “risveglio del terzo occhio“, ossia l’occhio spirituale) che illumina le capacità e i talenti nascosti nell’interiorità; successivamente sarà  possibile effettuare la ricerca dei talenti individuali e la conseguente attivazione. I talenti sono la missione e lo scopo della propria anima in questa vita (Ikigai), sono come personalità dentro di noi che spingono per essere vissute: non viverli può portare irrequietezza, tensione, depressione, incostanza, insoddisfazione, indecisione e vita sentimentale a volte compromessa. Vivere i propri talenti porta alla felicità, alla realizzazione, alla consapevolezza, all’espansione della coscienza e alla evoluzione spirituale.  Io ho realizzato i miei talenti e il mio Ikigai ed è aiutare gli altri a realizzarli.

5 – La tua attività ha risentito del lockdown imposto dall’epidemia da Coronavirus? Come hai continuato a seguire i tuoi pazienti? Già da qualche settimana prima del lockdown in tutta Italia del 9 Marzo 2020, avevo sospeso le attività in presenza, per tutelare gli allievi e la mia famiglia e proprio da allora, vista la necessità degli allievi di una continuità delle lezioni e di un senso di “normalità”, abbiamo praticato tutto il periodo e anche oltre fino a giugno le lezioni e tutte le attività on-line. In questo senso ho molto apprezzato l’esistenza di Internet e di tutta la tecnologia, perché ci ha dato la possibilità di uscire fuori dal Centro e di vederci anche con persone fuori Nazione; forse abbiamo lavorato anche di più, attivando anche uno sportello di ascolto gratuito e di sostegno psicologico per essere più vicina a più persone possibile e aiutarle in qualche modo. Tutt’ora lavoro on-line con quasi tutte le attività ed è bello e sentire che la motivazione e l’intenzione vanno oltre lo schermo di un device.

6 – Esiste un luogo comune secondo il quale un terapeuta, a fine giornata, ha bisogno di un collega per poter superare lo stress provocato dal sostenere ed aiutare i propri pazienti. Come gestisci il forte carico emotivo provocato dalle sedute? Beh… Se questo terapeuta dovesse aver bisogno di un altro terapeuta, mi sa che non è un vero e proprio terapeuta! Scherzi a parte, la comunicazione interpersonale richiede un grande consumo di energia mentale, necessaria per lavorare d’intelletto, ma anche per gestire i flussi di informazioni che entrano ed escono dal nostro cervello. L’empatia è la capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui, sia che si tratti di gioia, che di dolore; il significato etimologico del termine è “sentire dentro“, mettersi nei panni dell’altro senza identificarsi totalmente con esso, ma rimanendo centrati e presenti alle proprie emozioni. Spesso, però, il desiderio e la voglia di aiutare supera il protocollo, e allora che si fa? “Vado dal terapeuta di prima, anzi a proposito dammi il numero di telefono…” Scherzo….Ho solo bisogno di silenzio! Tante volte, dopo le sessioni vado in natura a rigenerarmi a camminare in riva al mare o in campagna, e a godermi allo stesso tempo lo spettacolo di un tramonto o di un cielo stellato e a sentire di quanto sia meravigliosa questa vita.