Ammettiamolo francamente: non ci aspettavamo proprio la negativa sentenza del Tar. Ad un certo punto, considerato lo schieramento messo in campo dalla Figc, un po’ di timore si stava avvicinando, ma tutto sommato… D’altronde, questo tipo di decisioni rischiano di avere più un significato politico che di natura giuridica. Così è stato, e la prima battaglia (quella fondamentale?) è andata al nemico. Per capirne di più, abbiamo atteso le motivazioni: pilatesche e risibili, incomplete e persino contraddittorie (ad esempio, quando ritiene i termini perentori, ma solo quelli economici-finanziari e senza tenere conto dell’accordo di rateizzazione). Non dovrebbe avere grosse difficoltà, pertanto, il Consiglio di Stato a stravolgere la sentenza: si tratta di capire se ci sarà la volontà.
Perché, ormai la situazione dovrebbe essere chiara a tutti, si tratta di una vera e propria guerra tra ‘somari’ con Reggina e tifosi amaranto a recitare la parte dei barili.
Gli ultimi quindici mesi sono stati particolarmente tribolati: talvolta con vicende incomprensibili (apparentemente), benché, cercando di seguire un filo logico nelle vicende della società amaranto, forse qualcosa in più si sarebbe potuta comprendere.
Ci sia consentita un’auto citazione iniziale perché, osservando la foto pubblicata sul primo numero della scorsa stagione del giornale FORZA REGGINA (cliccando l’immagine sopra), il lettore attento avrebbe potuto rilevare lo spunto per un’anticipazione. Probabilmente, nella comprensione delle vicissitudini sarebbe stato di aiuto porsi delle domande piuttosto che aspettare risposte, che per svariate ragioni non sarebbero mai potute arrivare (e probabilmente mai arriveranno, almeno esplicitamente). Proviamo a dare una chiave di lettura di questo anno e più.
La fine arriverà il 29 prossimo (senza alcun ottimismo, ma l’esito non è scontato), si tratta di stabilire l’inizio. Lo facciamo risalire al 21 gennaio 2019, giorno della trionfale (sarebbe bene non scordarlo) presentazione ufficiale di Luca Gallo. Era sorta spontanea la domanda sulle ragioni per cui dalla sera alla mattina un uomo d’affari romano, con una ‘ben nota’ storia imprenditoriale e che stava già tentando il suo ingresso nel mondo del calcio, avesse deciso di acquisire la Reggina, con risposta immediata: il sentimento legato alle sue origini calabresi.
Le sue prime azioni sono state l’assunzione di calciatori di età avanzata con stipendi ingiustificatamente alti rispetto al loro effettivo valore, appesantendo il bilancio della società. Ma quale tifoso (e la critica?) si preoccupa di cose simili, soprattutto quando arriva una subitanea, quanto abbondantemente preannunciata dallo stesso Gallo, promozione in serie B? Nonostante il Covid avesse creato problemi non di poco conto alle sue attività imprenditoriali, l’allestimento della rosa nelle stagioni successive ha ricalcato la falsariga, arrivando ad una spesa complessiva di una ventina di milioni, come dichiarato dall’amministratore unico nell’ultima conferenza stampa di marzo 2022. La conferenza era seguita alla penalizzazione per il mancato pagamento di ritenute e contributi nei termini previsti dalla Figc. In quell’occasione Gallo, confermando per l’ennesima volta che nessun soggetto avesse mostrato interesse nei confronti della Reggina e che la società (con un capitale sociale di appena 100mila euro) aveva accumulato debiti per circa 11 milioni di euro, il 75% dei quali nei confonti dell’erario, aveva evidenziato come i regolamenti federali fossero in conflitto con le leggi ordinarie dello Stato: “Faremo ricorso per avere la possibilità di versare successivamente, ma la Figc non revocherà la penalizzazione. Allora troveremo altre strade, usufruendo delle norme messe a disposizione dallo Stato”. In poche parole: se è possibile versare contributi e ritenute dilazionandoli (ma anche in misura ridotta, previo eventuale accordo con l’Agenzia delle entrate: chiaro il messaggio?!) la Figc non può imporre di farlo tutto e subito. Stante l’insistenza della Figc nel richiedere il rispetto delle sue norme, l’unico modo per dirimere definitivamente la questione è una sentenza del Tribunale di Stato avallata dal Consiglio di Stato (chiaro il messaggio?!).
Rassicurati i tifosi sulle possibilità economiche della società, Gallo aveva poi ribadito che comunque non avrebbe mai abbandonato la Reggina ad un destino simile a quello trovato al momento del suo insediamento.
Per una curiosa coincidenza (ma non è l’unica), proprio nel giorno dell’anniversario della morte di Napoleone, il 5 maggio 2022, penultimo giorno della stagione sportiva regolare, Gallo è stato arrestato per autoriciclaggio e omesso versamento di imposte reimpiegate per acquisire il controllo e la gestione della Reggina 1914 srl, che non è stata oggetto della misura cautelare. Il sequestro da parte della Guardia di finanza ha invece riguardato beni e società tra le quali la M&G coop multiservizi che controllava l’Amaranto Srl e quindi la società della squadra di calcio.
In tempi ristrettissimi, con l’a.d. amaranto Fabio De Lillo nominato amministratore unico dal tribunale di Roma, è stato chiuso il bilancio ed ecco apparire all’orizzonte, tra gli altri, Felice Saladini che, a differenza di quanto sostenuto pubblicamente, aveva già avuto contatti con la dirigenza amaranto. Disposto l’imprenditore lametino ad accollarsi i debiti della società (decisione non proprio convenienti), lievitati ulteriormente, ma con l’intenzione di proporre un piano di ristrutturazione per il loro pagamento, affiancato dal prefetto ed ex arbitro Marcello Cardona in qualità di presidente, con il fin troppo sbandierato (ma necessario) motto “legalità e trasparenza” è partito il ‘nuovo’ corso della Reggina che, come se avesse due anime, ha rievocato parzialmente il precedente, a partire dalle roboanti assunzioni di Inzaghi e di qualche calciatore con stipendio esagerato. 
Anche grazie ai risultati ottenuti sul campo, la sensazione era davvero che ci si trovasse davanti ad un nuovo corso, ma dopo la sosta natalizia le due anime, finora andate all’unisono, hanno cominciato a dividersi. Una volta concordato il premio playoff, con l’intenzione di tentare il colpo per la serie A, al punto da pensare all’assunzione di un’intera dorsale di atleti di spessore, improvvisamente c’è stato un viraggio verso un chiaro ridimensionamento (legato alle necessità del piano di rientro?). Che ciò abbia condizionato il comportamento della squadra e quindi la sequela di risultati negativi ne siano stati una conseguenza è tutto da vedere. 
Nuova dissonanza quando è arrivata la penalizzazione, con la decisione di ‘patteggiare’ invece di ricorrere sino in fondo: “Abbiamo rispetto per la Federazione, ora vogliamo continuare il risanamento e giocarci le nostre possibilità in campo”, sono state le parole di Cardona. Così pure nell’atto finale della stagione sportiva, quando l’idea di puntare a giocare i playoff non è sembrata unanimamente condivisa. Mentre a Reggio in tribunale si discuteva, a Roma in Figc si introducevano nei regolamenti norme restrittive sull’omologa.
A metà giugno, la sentenza di omologazione del tribunale che ha abbattuto incredibilmente il debito del 95% ha di fatto suffragato il pensiero espresso da Gallo. Proprio nei giorni immediatamente successivi, c’è stata da parte del Consiglio dei ministri la proposta di una riforma delle omologazioni con un consistente innalzamento della percentuale dei pagamenti. L’eufonia sembrava evidente nella conferenza stampa successiva all’omologazione, che era iniziata con i sorrisi smaglianti di Saladini e Cardona, che rassicuravano “sul nostro percorso futuro, cominciando dal rispettare la scadenza del 20 giugno dopo aver lottato così tanto”, ma imprevedibilmente conclusa con i loro volti tirati.
Un prodromo di quanto sarebbe accaduto qualche giorno dopo: dapprima l’evidenziazione di una una certa complessità della situazione da parte di Cardona a margine di un evento, ma con la conferma dell’impegno della società, a partire da un incontro con il tecnico Inzaghi e dall’organizzazione del ritiro, subito dopo, piombata dal nulla, qualche voce improvvisa su un possibile cambio di proprietà (!), infine il mancato versamento dei contributi alla scadenza imposta dalla Figc e il giorno dopo le conseguenti dimissioni del presidente Cardona, con l’intero consiglio di amministrazione, e contestualmente Saladini (di fatto esautorato dal ruolo di patron della società amaranto) alla difficile ricerca di qualcuno disposto a rilevare la società, considerato che non era mai emersa l’intenzione di farsi da parte, tutt’altro! “Perché Saladini non abbia disposto questo pagamento entro il 20 giugno (quando ha versato una cifra di oltre sette volte più grande per onorare tutti gli altri adempimenti dovuti per l’iscrizione) e continui in questa battaglia è difficile da capire”. Si erano posti questa domanda persino a Brescia; a Reggio solo adesso.
Naturalmente esclusa dal campionato di serie B, quasi a mo’ di sberleffo, il 5 luglio è stato effettuato il versamento dei famosi 757 mila euro. Respinto il ricorso dal Consiglio federale e dal Collegio di garanzia del Coni, nell’ordine delle cose (e negli intendimenti della precedente gestione societaria) non era rimasto che ricorrere al Tar, che però nelle motivazioni si è ben guardato dall’affrontare la questione della prevalenza dell’ordinamento ordinario sullo sportivo.
A questo punto l’ultimo e definitivo passaggio della storia, al Consiglio di Stato. Aver deciso di lanciare il guanto della sfida normativa, quando si sarebbe potuta evitare la guerra con assoluta tranquillità, di conseguenza dovrebbe significare che c’è la certezza di vincerla. 
Lo vedremo (e lo speriamo). E forse così si chiuderà davvero il cerchio amaranto iniziato quattro anni e mezzo fa….