Lo schiaffo di Will Smith a Chris Rock

Si chiude il sipario sulla controversa cerimonia di assegnazione degli Academy Awards. L’edizione numero 94 dei Premi Oscar, svoltasi nella sontuosa location del Dolby Theatre di Los Angeles, sarà probabilmente ricordata, più che per le assegnazioni delle statuette, per gli episodi scioccanti che hanno mandato letteralmente a farsi benedire il minuto di silenzio dedicato al conflitto russo-ucraino.

Lo schiaffo e la vittoria

Al termine della 94esima cerimonia degli Oscar due domande resteranno insolute nella mente delle persone più curiose. La prima, dalle sfumature più politiche, chiama in causa la star di “Mystic River” Sean Penn, che aveva minacciato di distruggere i premi guadagnati grazie al suo eccellente lavoro di interprete e regista qualora non fosse stata concessa la parola al Presidente ucraino Zelensky nel corso della kermesse. Quesito, questo, subito dimenticato dagli spettatori (con buona pace di Penn, che non ha visto realizzato il suo intento di boicottaggio conseguente alla mancata partecipazione del leader dell’Ucraina) e soppiantato da quello che potremo ritenere l’avvenimento clou della serata di ieri: cosa è realmente accaduto tra il neo Premio Oscar Will Smith e l’attore Chris Rock?
La vicenda è rapidamente balzata sui tabloid dell’intero globo: ad una – è bene precisarlo – pessima battuta del comico sull’alopecia di Jada Pinkett Smith, moglie del principe di Bel Air“, Will Smith ha reagito raggiungendo il centro della scena e colpendo Rock con un sonoro ceffone.
La platea, pensando ad uno sketch preparato, ha dovuto rapidamente ricredersi: Smith ha infatti inveito contro il collega invitandolo a non nominare più la consorte.

Italia a secco

La diatriba è continuata anche durante il break pubblicitario che, ironia della sorte, aveva anticipato la consegna della statuetta come Miglior Attore Protagonista proprio a Will Smith per la sua interpretazione in “Una famiglia vincente – King Richard“, nel quale veste i panni del papà delle due regine del tennis Venus e Serena Williams. “Richard era un feroce difensore della sua famiglia: in questo momento nella mia vita sono sopraffatto da quel che Dio mi chiede di fare“, ha dichiarato l’attore visibilmente provato, chiedendo scusa all’Academy e al pubblico (ma non a Chris Rock). “Nel momento più alto devi stare attento, è lì che il diavolo viene a cercarti“. L’alterco potrebbe costare caro a Smith, che non può nemmeno invocare le ambigue regole del #metoo, nonostante lo “sfottò” a Jada Pinkett Smith potrebbe ben profilarsi come body shaming. In molti hanno stigmatizzato l’atteggiamento dell’attore, in primis Gabriele Muccino (“Lui sa sempre come uscire da ogni situazione. Il fatto che ieri sia inciampato mi addolora”), mentre Jaden Smith, figlio della coppia, ha sostenuto suo padre con un tweet secco: “Così si fa“.
A margine di un episodio destinato a far discutere e riflettere, la cerimonia degli Oscar ha riservato qualche sorpresa e un’amara delusione per il nostro Paese. L’Italia, infatti, non porta a casa nessun riconoscimento; in particolare, Paolo Sorrentino con il suo “E’ stata la mano di Dio” ha visto sfumare il sogno di una doppietta agli Academy dopo “La grande bellezza”.
La statuetta come Miglior Film Internazionale è stata infatti assegnata al giapponese Ryūsuke Hamaguchi e al suo “Drive my car“.
Flop anche per il film d’animazione “Luca“, perde il confronto con il super favorito “Encanto” e per il costumista Massimo Cantini Parrini: nonostante il lodevole lavoro svolto in coppia con Jacqueline Durran sul set di “Cyrano“, ha dovuto arrendersi a Jenny Beavan e ai suoi costumi di “Crudelia“.

La forza della diversità

Uno dei colpi di scena più attesi in questa 94esima edizione degli Academy Awards riguarda, infine, l’assegnazione del titolo più ambito, ovvero quello del Miglior Film. Sovvertendo parzialmente i pronostici della vigilia, che davano vittorioso “Il potere del cane” di Jane Campion (premiata comunque per la Migliore Regia), è invece “CODA” di Sian Heder ad essere proclamata migliore pellicola del 2022. L’opera della Heder è il remake de “La famiglia Bélier“, pellicola del 2014 del francese Éric Lartigau che mette in scena le vicende di una famiglia affetta da sordità, eccezion fatta per la figlia Ruby (Emilia Jones), adolescente con la passione per il canto. “CODA” è un inno alla diversità, un’opera che intende lanciare un messaggio potente: i muri rappresentati dalla paura di ciò che non comprendiamo perché non omologabile alla “normalità” possono e devono essere abbattuti; esiste la concreta possibilità di capirsi a vicenda, basta solo volerlo.

Di seguito, l’elenco dei vincitori dei Premi Oscar 2022:

  • Miglior film: I segni del cuore – CODA
  • Migliore attrice protagonista: Jessica Chastain (Gli occhi di Tammy Faye)
  • Miglior attore protagonista: Will Smith (Una famiglia vincente – King Richard)
  • Migliore regia: Jane Campion (Il potere del cane)
  • Migliore canzone: No time to die – Billie Eilish e Finneas O’Connell (No time to die)
  • Miglior documentario: Summer of Soul
  • Miglior sceneggiatura non originale: Sian Heder (I segni del cuore – CODA)
  • Miglior sceneggiatura originale: Kenneth Branagh (Belfast)
  • Migliori costumi: Jenny Beavan (Crudelia)
  • Miglior film internazionale: Drive My Car (Giappone – Ryusuke Hamaguchi)
  • Miglior attore non protagonista: Troy Kotsur (I segni del cuore – CODA)
  • Miglior film d’animazione: Encanto
  • Migliori effetti speciali: Paul Lambert, Tristen Myles, Brian Connor e Gerd Nefzer – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior fotografia: Greig Fraser – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior attrice non protagonista: Ariana DeBose (West Side Story)
  • Miglior trucco: Linda Dowds, Stephanie Ingram e Justin Raleigh (Gli occhi di Tammy Faye)
  • Miglior sonoro: Mac Ruth, Mark Mangini, Theo Green, Doug Hemphill, Ron Bartlett – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior scenografia: Patrice Vermette – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior montaggio: Joe Walker – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior colonna sonora: Hans Zimmer – Dune (Dune: Part One)
  • Miglior cortometraggio: The Long Goodbye, regia di Aneil Karia e Riz Ahmed
  • Miglior corto documentario: The Queen of Basketball, regia di Ben Proudfoot
  • Miglior corto d’animazione: The Windshield Wiper, regia di Alberto Mielgo e Leo Sanchez