In origine fu Mozart. Il leggendario musicista austriaco, annoverato tra i più importanti geni delle sette note, si contraddistinse tanto per il suo precoce talento quanto per la sua vita sregolata e drammaticamente breve. Sin dall’età di 3 anni, il piccolo Amadeus si cimentava nell’impresa – tanto ardua a noi comuni mortali – di comporre, suonare, estasiare una platea composta in primis dai suoi amorevoli genitori, tanto tronfi di fronte a capacità così straordinarie. La sua esistenza proseguì tra opere di successo ed una vita dissoluta, che probabilmente ne causò la morte prematura e solitaria ad appena 35 anni.
Da allora, poco o nulla è cambiato nella vita dei cosiddetti bambini prodigio: scoperti da avvoltoi travestiti da talent scout e supportati in una sin troppo precoce carriera da parenti spaventosamente zelanti, le “stelline” del firmamento dello showbiz internazionale conoscono in tempi record la gioia della vetta, ma sono altrettanto destinati a rovinose e talvolta irrimediabili cadute.
Simbolo di una parabola dai toni tragicamente discendenti è senza dubbio Britney Spears. E’ rimbalzata sui principali portali d’informazione la notizia dell’ennesimo ricovero in clinica della cantante icona del pop dal 1998 grazie al singolo “Baby One More Time“, ufficialmente richiesto proprio dalla cantante stessa a seguito del peggioramento delle condizioni di salute dell’ “amato” papà Jamie Spears nel mese di gennaio. La verità emersa nelle scorse ore, però, sembrerebbe un’altra: sarebbe stato proprio il genitore ad “architettare” il ricovero della 38enne madre di due ragazzi, imponendo alla struttura di trattenere la performer anche contro la sua volontà, se necessario. Le speculazioni, così come le prove che corroborerebbero questa tesi, stanno facendo il giro del mondo, spingendo i fan della Spears per mobilitarsi per una sua “scarcerazione” urlando all’unisono: #FreeBritney.
Nel corso della giornata di Pasqua, Britney Spears ha usufruito di un permesso per uscire dalla clinica; stampa e aficionados della cantante accorsi fuori dalla struttura non hanno potuto fare a meno di notare lo sguardo terrorizzato della popstar, protetta dal suo nuovo compagno Sam Asghari. Mentre si consumava a favore di telecamere e fotocamere l’ennesimo capitolo del dramma privato di Britney Spears, proseguivano le indagini di giornalisti e platea attorno ad una vicenda le cui ombre saranno probabilmente destinate ad allungarsi nel tempo.
Protagonista indiscusso di questo caso è, neanche a farlo apposta, il signor Spears, padre e tutore legale della cantante dal 2007. L’uomo non gode di una reputazione particolarmente limpida: in tanti, infatti, lo accusano di tenere maggiormente agli interessi economici della figlia piuttosto che alla sua salute. I fan, inoltre, si chiedono: se la Spears è così incapace di intendere e volere, perché allora è ritenuta contemporaneamente capace di badare ai suoi figli (avuti con il ballerino Kevin Federline, con il quale condivide un affidamento congiunto dopo il divorzio) nonché di lavorare, sopportando persino lo stress di tour globali lunghi ed estenuanti?
Non giungeremo mai ad una verità assoluta per quanto riguarda le condizioni psico-fisiche della cantante statunitense che in un pezzo del 2017, dal titolo “Piece of me“, profetizzava: “Sono Miss “karma della cattiva informazione”, un altro giorno, un altro dramma immagina, io non ci vedo nulla di male nel lavorare e nell’essere una madre e con un bambino in braccio sono ancora un’eccezione e tutti vogliono un pezzo di me“. Quel che è certo è che, in tema di bambini prodigio finiti dalle stelle alle stalle (e non sempre a causa degli eccessi di fama genitoriali), Britney è in buona, se così possiamo definirla, compagnia.
Oltre ai supernoti casi Michael Jackson (fagocitato dallo stesso sistema che lo ha reso immortale re del pop) e Macaulay Culkin (che avrebbe accusato suo padre di averlo sempre sminuito e mortificato e con il quale è in causa per la gestione un patrimonio monetario che si aggira attorno ai 17 milioni di dollari), molte icone dei giovanissimi hanno, anche in tempi recenti, dovuto affrontare demoni apparentemente insormontabili e spesso a causa di un entourage più attento agli zeri dei propri assegni che al benessere emotivo delle star i cui interessi avrebbero dovuto rappresentare. Linsday Lohan, le gemelle Olsen, Miley Cyrus, persino la sempre sorridente star Disney Demi Lovato (il cui ricovero in una struttura specializzata la scorsa estate aveva tenuto i fan con il fiato sospeso), dive da red carpet in pubblico, emotivamente fragili in privato, una volta smessi gli abiti ed i lustrini di scena.
Talvolta, le regole ferree del mondo dello spettacolo, improntato sulla creazione di modelli eterei ed irraggiungibili dei quali far innamorare i giovanissimi, possono arrivare a mietere persino delle vittime: caso eclatante fu quello del leader della pop band coreana Shinee Kim Jong-hyun, morto suicida nel dicembre 2017 ufficialmente a causa di una depressione mai sopita nel corso della sua giovane vita. A seguito della dipartita del 27enne e di altri decessi prematuri all’interno dello showbiz coreano, sono emerse alcune testimonianze choc riguardanti il mondo dei pop idol orientali: orari di lavoro estenuanti, fan con atteggiamenti rasentanti lo stalking, regole ferree e divieti categorici da seguire anche nella vita privata: un’autentica riprogrammazione della propria vita con l’unica finalità di creare la star perfetta da idolatrare, un involucro il cui interno, però, diventa ogni giorno più fragile.
La maggior parte delle star sopracitate, e non solo, ha subito dei ricoveri ospedalieri che, secondo molti esperti e teorici del complotto, nasconderebbero una pratica piuttosto inquietante, conosciuta come MK Ultra: una sorta di programmazione, insomma, tramite la quale tenere sotto controllo anche i divi più “capricciosi”, assoggettandoli così alla volontà degli “handler“, spesso identificati come nomi di spicco del panorama musicale, cinematografico e televisivo. Leggenda o verità? Secondo alcune teorie, volti noti come Marilyn Monroe, Rihanna e Kesha (la cui vicenda ha destato parecchio clamore) sarebbero state vittime di questa pratica oggetto di discussioni a dir poco intestine. La stessa sorte potrebbe essere toccata anche a Britney Spears? Secondo un’ampia fetta di opinione pubblica, la risposta potrebbe essere positiva e probabilmente supportata anche da alcuni “like” di Lynne, madre della cantante statunitense, a commenti di utenti che sollevavano dubbi circa la volontà della star a ricoverarsi. L’affaire Britney è destinato a far discutere ancora; la speranza di tutti è che la ex bimba prodigio lanciata dal Disney Club possa tornare a fare quello che meglio le riesce: far sognare intere generazioni con le sua canzoni.