Nel suo libro del 2012 “La casa sotto i portici”, ha ammesso candidamente che “oggi far ridere è veramente un’impresa, perché non c’è più il senso del ridicolo“. Eppure Carlo Verdone, regista e attore classe 1950, ci riesce bene sin dai suoi esordi. Se la storia di Roma annovera “solo” sette re, la Capitale ne vanta ben altri in epoca contemporanea e uno dei sovrani indiscussi del cinema romano ed italiano è senza dubbio lui.

Tra vecchi ricordi e nuove ambizioni

La giornata di oggi è davvero importante per Carlo Verdone: l’interprete di pellicole quali “Borotalco“, “Un sacco bello” e “Bianco, Rosso e Verdone” compie infatti settant’anni. Un traguardo importantissimo, che Verdone raggiunge con “La mente lucida, lo spirito positivo e le anche robuste” (riferimento, quest’ultimo, al recente intervento al quale l’attore si è sottoposto). Una carriera, la sua, lunga ben quarant’anni e frutto non solo del suo incommensurabile talento, ma anche di tanto studio, di una gavetta lunga e variegata, favorita dall’adorata madre Rossana, la cui prematura scomparsa ha segnato in maniera indelebile la vita di Carlo Verdone. “Non volevo presentarmi alla prima, avevo paura di essere inadeguato e troppo emotivo – disse Verdone a proposito del suo esordio teatrale, a ventisette anni – Avevo paura di dimenticare le battute dei monologhi, ero convinto di non avere il talento necessario per stare su un piccolo palcoscenico con i critici davanti“. La signora Rossana, però, “Si alzò dalla scrivania, mi prese per il collo e mi spinse fino alla porta di casa…Aprì con violenza la porta di casa e mi diede un calcio nel sedere, buttandomi fuori. Mi lanciò il giubbotto sulle scale e disse: “Piantala di fare il cacasotto! Vai subito al teatro, fregnone! Un giorno mi ringrazierai!’“.
Un legame fortissimo, quello che ha legato l’attore e sua madre, scomparsa nel 1984 mentre Carlo Verdone girava uno dei suoi film più famosi, “Acqua e sapone“. Interprete poliedrico, l’attore romano ha spesso preso parte anche alle pellicole da egli stesso girate, interpretando nelle stesse più ruoli contemporaneamente: maschere comiche realistiche e mai grottesche, caratterizzate da tic nervosi, specchio perfetto dell’italiano medio.
Proprio tali peculiarità attoriali hanno spesso spinto i critici ad indicare a gran voce Verdone come l’erede universale di un altro grande sovrano della Settima Arte tricolore, Alberto Sordi (paragone, questo, smentito proprio dallo stesso Verdone). In anni più recenti, il cineasta Verdone ha mostrato al pubblico anche il suo lato più “drammatico”, portando su grande e piccolo schermo tematiche più delicate e complesse, nonché interpretazioni caratterizzate da una minore verve ironica, come nella pellicola del 2006 da egli diretta ed interpretata “Il mio miglior nemico“, che vede il romano vestire i panni del ricco manager Achille De Bellis, alle prese con Orfeo (Silvio Muccino), giovane amareggiato con il protagonista reo di aver licenziato la madre del ragazzo.
Verdone ha all’attivo anche esperienze teatrali e di doppiaggio, oltre ad essere ospite gradito anche in diverse trasmissioni televisive, da “Tale e quale show” a “Che tempo che fa” proprio la scorsa domenica. In tale occasione, il regista e attore ha parlato della sua ultima fatica, “Si vive una volta sola“, che auspica di poter fare uscire prestissimo nelle sale perché, ha ammesso Verdone, “La sala è il centro dell’aggregazione“. Augurandoci di vederlo al più presto sullo schermo di un qualsivoglia multisala d’Italia, tanti auguri, Carlo Verdone!